Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontistranieri tinnare in tasca, ed uscì. Appena fuori, fu in dubbio se rientrare per sapere con precisione quando Làsunka sarebbe tornata, ma poi non ne fece nulla, e buon per lei, perché tornare indietro è cattivo segno. Scomparsa Làsunka i topi cominciarono ad alzar la testa. Una volta svegliarono Reb lsrael Shelomò a notte fonda. Credette che fosse già ora di andar al beth-hamidrash e ci arrivò un'ora prima che accendessero la stufa. Un guaio dietro l'altro: una cassetta di farmachi miracolosi e di talismani di sicuro effetto, ridotta in polvere. Manoscritti preziosi, affidati al padre di Reb lsrael, da parte di personaggi importanti sospetti di appartenere alla setta di Shabbatai Zevì (9), distrutti. La mezza libbra di candele che Zìrle s'era affrettata a comprare per la sinagoga, divorata fino all'ultimo stoppino. Per fortuna si trovò un'altra gatta, Shinrà, che prese stanza in casa e fece il suo dovere di gatta, cioè insegnò ai topi le buone maniere e costrinse Zìrele a sbrigarsi. Ma Reb Israel non si consolava. Làsunka !on- .tana, Làsunka che era andata chissà dove, lo teneva avvinto con mille nodi. Dell'oste di villaggio che stava per restar senza tetto, non si occupava, e le pubbliche faccende trascurava a tal punto, che ormai nessuno si rivolgeva più a lui se non in casi eccezionali. Ed ecco che un gran prelato annuncia la sua visita a Shvush. Di solito se veniva a Shvush un principe o un duca, i cristiani gli andavano incontro con pane e sale, e gli ebrei portando i sefarùn (10). Ognuno quel che ha ... Ora, quel che si faceva per i principi bisognava farlo anche per il vescovo. Ma i sejarlm, fossero pure sefarlm ìn disuso, eran cosa sacra e portarli davanti al vescovo non si poteva. Come fare? Ci sarebbe voluto il parere di Reb Israel Shelomò, ma lo trovarono occupato a parlar della scomparsa di Làsunka e non diede ascolto a nessuno. Frattanto i cristiani vuotavano le pozzanghere, riparavano le strade, spazzavano la neve e i rifiuti e davano il bianco alle case. E i nobili si facevano prestare dagli ebrei addobbi e drappi da esprorre alle finestre, e vestiti da festa. Al mercato si vendevano marzapani raffiguranti il vescovo con intorno degli angioletti sorridenti e saltellanti. Nel centro della città veniva sorgendo un palco ornato di stendardi con un baldacchino di seta. E gli ebrei si struggevano d'ansia nelle loro case. Se non rendevano al vescovo i debiti onori, male ne sarebbe loro incolto. E non c'era in tutta Shvush un ebreo che non deplorasse la fuga di Làsunka, perché se non fosse stato per lei, Reb Israel, che era uomo di buon consiglio, li avrebbe salvati nel difficile frangente. Viene il gran giorno, e l'oste di villaggio esce dalla città. "Oggi" dice fra sè, "verrà gente in folla dalla campagna per vedere il vescovo. Non verranno di sicuro a mani vuote. Vado a vedere se posso comprare un pollo da portare a Ester Malca. Chissà che Reb lsrael Shelomò s'impietosisca e parli al feudatario in mio favore!" Ma per quanto si S.l. Agnon - 109

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