Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontistranieri Il sabato sera, dopo havdalà (6), Zìrele si rimette la veste da lavoro e va da Issachar Shed il granataio. Lo trova seduto sullo scalino di mattoni vicino alla stufa, intento a legar mazzi di saggina per le scope. Posò la saggina, si coprì gli occhi con le mani, gesto degli indovini, e le disse bonariamente: "Salute, miciona!" come si usa dire alle vecchiette, perché le vecchie sono golose come le gatte. "Che c'è di nuovo, Zìrele?" "Dio volese che non ci fosse niente! Non sai che è scappata Làsunka?" "Se non me lo vengono a dire non lo so", dice modestamente, e intanto china l'orecchio verso la stufa, perché son le pareti della stufa che la informano di quel che capita al mondo. E non l'orecchio destro, ma il sinistro, che ha un orecchino di rame, e chi non sa che il rame serve agl'indovini, perché fa restare impassibili alle brutte notizie. La stufa crepita e Zìrele sussulta. "Non aver paura, è caduto un uccello dal comignolo ... Su, cos'hai da dirmi? Lo sai che non sono un veggente, che non sono un mago; ma racconta pure!'' Le tornò la parola e raccontò tutto l'accaduto. "Vedo che sapevi già tutto prima di venir da me", dice Issachar, "e allora che bisogno avevi di venire? Comunque puoi far a meno di continuar le tue ciance". Incurvò un fascetto di saggina, ma non come si fa per le granate, bensì a coda di topo, quando è inarcata per paura del gatto. Zìrele capì che aveva fatto la fattura e aveva letto nell'avvenire di Làsunka. Intanto si levò un vento furioso che soffiava in mezzo ai fasci di saggina. "Se ... se... ", soffiava, come chi dicesse sei scin (7) alla volta. Zìrele guarda sbigottita Issachar. Lui si rialz.ae la tranquillizza: "Hai sentito quel che sibila la saggina? - Se... se... - dice che torna" (8). Zìrele si rianimò tutta, gli diede le monete che da un po' faceva tin108 - S.J. Agnon

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