Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

Tutto però sarebbe finito a quel punto se io Pour envie peut-etre de plaiSqnter Non gliel'avessi detto che poco prima L'avevo incontrata nel sogno di quella mattina Mi disse tra singhiozzi - non dir così Perché anch'io la stessa cosa: bottega Entrambi incerti se era lei che ai morti mi chiamasse O ai vivi io lei tuttora ansiosa Niente da stare allegri, come vedete: né per il "tema", né per lo "svolgimento". C'era anch~ un titolo: Versiper laprofessoressa M.F. Di solito, se una stpsura o parte di essa non mi soddisfa, metto in macchina un altro foglio e ricomincio da capo: forse proprio nella speranza che quel qualcosa "fuori". di me venga al mio soccorso, s'insinui con un minimo frammento della sua verità nella concitazione del mio tic-tac dattilografico. Ma, ~uella volta, niente, nessun foglio nuovo sul quale ricominciare. Piegai in d4é il piccolo fallimento e lo infilai tra le pagine dell'agenda dove infilo le carte che non so dove nìettere, ma che non oso ancora gettare nel cestino: un destino, questo cestino, sull'orlo del quale si affacciò tante volte nei mesi successivi il mio mostriciattolo cartaceo, trovando sempre· però una misterios:r via di scampo. Me lo ritrovavo sempre sotto gli occhi. Finché, verso la fine dello scorso ottobre, mentre frugavo l'agenda alla ricerca di qualche verso che potesse suscitare o incoraggiare, come dicevo., un appropriato cqntesto, il foglio sgualcito mi capitò fra le mani e, poiché un altro foglio ancora immacolato si trovava davanti a me già nella macchina da scrivere, cominciai (è il caso di dirlo) "macchinalmente" a ricopiare quei brutti versi, cambiando prima qua e là qualche parola, poi cercando di t,Ssere più preciso e introducendo così nuovi motivi, poi eliminando certe maldestre esplicitazioni come il verbo "sognare" che amo poco o la parola "morti" che non è gradevole ... 'E poi copiai un'altra volta, sempre cambiando, e poi un'altra, un'altra ancora, e così via fino alla nona, decima stesura, quando sentii o credetti di sentire che non c'era da cambiare più niente e che avevo (spero) abbastanza fedelmente trans-scritto il messaggio del mio "io altro". Il motivo dell' "esplosionedi un jet" (M.F. perì in un disastro aereo) si fece subito strada fin dalla seconda stesura, ma inserito in contesti diversi: subito fu un Dal niente che succedeall'esplosionedi un jet, poi il niente diventò buio per trasformarsi successivamente in calma, in luce e in pace fino all'ultima scelta che fu il silenzio(Dalsilenziochesegue all'esplosionedi un jet) e che mi parve la soluzione più probabile. Inoltre posso dire che soltanto verso la settima stesura recuperai nella prima strofa il placido eliso liberale; mi veniva suggerito dal ricordo che, quando ebbi una volta a incontrarla diversi anni dopo il tempo del GiovanniGiudici - 103

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