Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

raccontistranieri Ruggito non è la parola giusta. I bambini imparano a non ascoltare quando fanno gli esercizi di scelta dei verbi alle elementari: "Completate le seguenti frasi: Il gatto ... Il cane ... Il leone... " Chiunque abbia mai deciso di chiamarlo ruggito non l'ha mai ascoltato davvero. Il verbo è onomatopeicamente sbagliato, proprio come gli animali araldici disegnati dagli incisori del tredicesimo e quattordicesimo secolo in base ai racconti e alle osservazioni dei primi esploratori sono anatomicamente sbagliati. Ruggito non è la parola giusta per il rumore di enormi mascelle che risucchiano ed esalano le ore della notte. I leoni dello zoo non emettono suoni durante il giorno. Sbadigliano; aspettano che venga loro buttata la preda già ammazzata; tengono i loro inutili artigli rinfoderati dentro enormi zampe innocue sulle quali riposano teste sovraccariche, arruffate (il leone viene sempre visualizzato come maschio con la criniera), sbirciando attraverso le fessure delle palpebre con un'espressione che i visitatori dello zoo nel loro sentimentalismo pruriginoso considerano desiderio. Oppure una volta eravamo vicini al Baltico e il leviatano urlava dal mare nella nebbia notturna. Ma oserei aprire la bocca adesso? Potrei esser certa di avere il fiato leggero, in queste notti stantie? È solo nelle calde notti d'estate che i leoni sono irrequieti. Quello che vedono durante il giorno è niente, hanno gli occhi aperti ma non vedono - lo si capisce quando la lente della pupilla si chiude all'improvviso al rapido calare in volo di uno dei piccioni in cerca di popcorn attraverso le sbarre della gabbia. Per il resto l'occhio resta immobile, non registra niente. I leoni sono nati allo zoo (per alcune brevi settimane i cuccioli sono visibili al pubblico, i bambini possono prenderli in braccio). Non conoscono altro che lo zoo; non esprimono i nostri desideri. È solo in certe notti che i loro muscoli si flettono e cominciano ad ansimare, che i loro fianchi si sollevano come se avessero corso nella notte scura lungo una pista da cui le altre creature si ritraggono, che le mascelle pendono tese e bagnate mentre la saliva cola come in risposta a un odore di preda, e alla fine alzano la testa troppo grossa, pesante, pesantissima, ed eccolo... esce fuori, aleggia sopra i sobborghi. Un terribile sforzo delle viscere per liberarsi: un lamento che incombe sulle case in una bassa nube di smog e di angoscia. O Jack, O Jack, O Jack, ho - l'ho sentito una volta attraverso la parete di un albergo. Ero sola e ascoltavo. Le coperte sulla testa e le ginocchia tirate su fino ai pugni. Gli occhi spalancati. Riaddormentati! - il mio comando. Riaddormentati. Dev'essere per via della nuova autostrada che da ultimo non si sentono più tanto spesso. Passa vicina, e col suo laccio a cinque corsie 92 - Nadine Gordimer

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==