Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

apertura procreare e possibilmente a lunghi intervalli. Gandhi stesso a metà dei suoi trent'anni fece il voto del "bramahcharya", che significa non solo castità completa ma l'eliminazione del desiderio sessuale. Sembra che tale condizione sia difficile da conseguire senza una dieta speciale e frequenti digiuni. Uno dei pericoli del bere latte è che tende ad eccitare il desiderio sessuale. E infine - e questo è il punto centrale - ai fini del raggiungimento del bene non devono esserci amicizie intime o amori esclusivi. Le amicizie intime, dice Gandhi, sono pericolose per il fatto che "gli amici sono legati da un vincolo reciproco" e si può essere spinti verso un agire sbagliato a causa della lealtà verso un amico. Ciò è senza dubbio vero. Inoltre se si vuole amare Dio o amare l'umanità come un tutto, non si può accordare la propria preferenza ad una persona singola. Anche questo è vero, e indica il punto in cui l'atteggiamento umanistico e quello religioso cessano di essere riconciliabili. Per un normale essere umano l'amore non significa nulla se non significa amare alcune persone più di altre. L'autobiografia lascia in ombra se Gandhi credesse in un atteggiamento senza riguardi verso la moglie e figli, ma in ogni caso dice con chiarezza che in tre occasioni avrebbe voluto lasciar morir la moglie o un figlio piuttosto che fornirgli il cibo animale prescritto dal medico. È vero che la morte minacciata non si è mai davvero verificata, e anche che Gandhi - con, si capisce, moltissima pressione morale nella direzione opposta - dava sempre al paziente la scelta di restare vivo al prezzo di commettere un peccato: tuttavia, se la decisione fosse stata soltanto sua, avrebbe proibito il cibo animale, qualunque rischio potesse esserci. Deve esserci, egli dice, un qualche limite a quello che vogliamo fare per restare in vita, e il limite è ben al di qua del brodo di gallina. Questo atteggiamento è forse nobile, ma, nel senso che - credo - molti dovrebbero dare alla parola, è inumano. L'essenza dell'essere umano consiste nel fatto che non si raggiunge mai la perfezione, che qualche volta si vogliono commettere dei peccati per amore verso la lealtà, che non si spinge l'ascetismo fino al punto in cui rende impossibili i rapporti di amicizia, e infine che si è preparati ad essere spezzati e sconfitti dalla vita, il che è il prezzo inevitabile del rivolgersi dell'amore di ciascuno verso gli altri. Senza dubbio l'alcool, il tabacco e così via sono cose che un santo deve evitare, ma anche la santità è una cosa che gli esseri umani devono evitare. La mia è un'ovvia ritorsione, ma è necessario essere polemici al riguardo. In questa età piena di guru si assume troppo in fretta che il "non-attaccamento" è non solo meglio di una piena accettazione della vita terrena, ma che l'uomo comune lo rifiuta soltanto perché è troppo difficile: in altre parole che il normale essere umano è un santo mancato. È dubbio se ciò sia vero. Molti spontaneamente non desiderano essere santi ed è probabile che quelli che raggiungono la santità o che vi aspirano non hanno mai sentito molto la tentazione di essere esseri umani. Se si potesse seguirlo fiGeorge Orwe/1 - 9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==