Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

narrativae diario * * * "Fratelli, sorelle, non abbiate paura ... ". Questo appello di Giovanni Paolo Il ha messo radici nei miei pensieri. La sera fa ancora freddo e Malgorzata B. porta ancora la sua lunga giacca di montone bianco. Mi ha raccontato il caso che è successo a suo fratello che si è sposato. È un cattolico praticante, appassionato, e si è preparato al matrimonio con la solennità della fede. I due giovani sono stati presi sotto la cura religiosa di un sacerdote della chiesa di San Jacopo, da cui andavano per i colloqui. La domenica prima del matrimonio sono andati tutti e due in chiesa alla messa del mattino: il sacerdote, loro conoscente, stava appunto predicando, la chiesa era piena di giovani (è successo recentemente, poco tempo fa), una predica imbevuta di antisemitismo. Sono scappati - racconta Malgorzata - non volevano che fosse lui ad unirli. Erano sgomenti. Di fronte a questo fatto crollano tutte le mie riflessioni, da un incubo del genere è possibile liberar&isolo con le parole chiamandolo malattia mentale e virus e separandolo dal mondo dei sani. A proprio uso e per la propria tranquillità personale, visto che nella realtà è inseparabile. Chi è il prete della chiesa di San Jacopo - un folle, uno stupido, un uomo malvagio? È possibile che non sia né l'uno, né l'altro, né l'altro ancora e che continui tuttavia a odiare gli ebrei in un paese dove ebrei non ce ne sono. "Ce ne sono!", mi si risponderà, "ce ne sono e ce ne sono stati!". Addurranno degli argomenti, ricorderanno gli anni del dopoguerra. Io però gli anni della guerra me li ricordo, e mi ricordo l'anno in cui gli ebrei venivano assassinati. Allora ero un passante dal volto che non aveva tratti semiti, mi si parlava davanti senza problemi. A quel tempo l'inverno e l'inizio primavera 1943, di ebrei ce n'erano ancora. Li sterminarono poco dopo. Oggi in occidente gli sceneggiati televisivi mostrano lo sterminio degli ebrei in decine di puntate~ e accanto a tedeschi dagli elmi con la svastica fanno vedere i polacchi con il berretto quadrato, come collaboratori del boia. È difficile tirarsi fuori da questa valanga di falsità. Gli ebrei che si sono salvati sanno chi li ha uccisi: i tedeschi. Ma gli scampati, le parole se le ricordano ancora. Mi ritengo uno di loro che deve la vita a uomini che erano polacchi come ebrei; del resto, anche a me allora è capitato di aiutare altre persone di varia origine e confessione: è stato un miracolo se non sono caduto. A quel tempo non si consegnavano nelle mani dei tedeschi solo gli ebrei che si nascondevano, a volte erano gli stessi perseguitati che si denunziavano a vicenda: sono cose risapute, i confidenti spontanei sono sempre esistiti. Erano cose risapute, evidenti, in quegli anni snaturati, direi "naturali", che si collocavano nella realtà della vita. Ma attorno risuonavano le parole. E se fino ad oggi, al di là dello stupore di fronte all'idea del crimine che ha sconvolto ile oncetto di esistenza umana e ha sostituito al cieca delittuosità della natura, se fino ad oggi c'è qualcosa che non riesco né a chiarire né a capire, sono proprio le parole. Da una simpatica signora che ci pesava il burro in un negozietto di alimentari, sentii dire che Hitler aveva disinfestato la Polonia dagli ebrei il ghetto stava bruciando; un intelligente avvocato', ospite di miei conoscenti, sosteneva invece che, quando incontrava un passante dall'aspetto semita, si doveva trattenere dall'impulso di chiamare la polizia. Il tenente W. del reparto forestale dei dintorni di Gròjec, a pranzo in una villa, raccontava di un monaco che lo aveva assolto dalla mancanza di pietà verso gli ebrei che morivano nella cittadina "Figliolo, è la punizione KazimierzBrandys - 87

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