bottega Mentre ero con Enea, sulle mura e guardavamo la luce per l'ultima volta, avemmo un litigio. Fino ad oggi avevo sempre evitato di pensarci. Enea, l'uomo che non mi aveva mai oppresso, che mi aveva sempre lasciato essere me stessa, che non aveva mai voluto modificare o correggere niente di me, insisteva perché partissi con lui. Era arrivato al punto di ordinarmelo. Sarebbe stata follia precipitarsi in una rovina ormai inevitabile. Avrei dovuto prendere i nostri figli - disse: i nostri figli! - e abbandonare la città. Un gruppo di Troiani si era raccolto e non dei peggiori. Armati e ben equipaggiati. E decisi a riuscire. A fondare una nuova Troia, altrove. A ricominciare da capo. Con tutta la considerazione per il mio attaccamento alla città. Ora bastava. Infuriata gli dissi: Non mi capisci. Non debbo restare per Troia; Troia non ha bisogno di me. Resto per noi. Per te e per me. Enea. Caro. Mi avevi capito molto prima di quanto tu stesso volessi ammettere. Era chiaro: a tutti i sopravvissuti i nuovi padroni avrebbero dettato la loro legge. La terra non era grande abbastanza perché si potesse sfuggire. Tu, Enea, non avevi scelta. Avresti salvato dalla morte qualche centinaio di persone. Eri il loro capo. Presto, molto presto saresti stato costretto a diventare un eroe. Sì, urlasti. E allora? Ti lessi negli occhi che mi avevi capito. Un eroe io non posso amarlo. E non voglio vivere la tua metamorfosi in monumento. Caro. Non mi hai risposto: che a te questo non sarebbe capitato. O: potrei risparmiartelo. Non possiamo nulla contro un'età che ha bisogno di eroi, lo sapevi tanto bene quanto me. Hai buttato a mare l'anello col serpente. Saresti andato lontano, molto lontano, e non sapevi ciò che ti sarebbe· accaduto. Io resto. Il dolore ci ricorderà a noi stessi. E sarà il dolore, più tardi, quando ci incontreremo di nuovo, se esisterà un più tardi, a farci riconoscere. La luce si spense. Si spegne. Stanno arrivando. Questo è il luogo. Questi leoni di pietra l'hanno vista. Nella penombra sembra che si muovano. Nota della traduttrice Il lavoro del traduttore è sempre un'operazione di violento trapianto, per quanto delicate siano le mani di chi procede all'intervento. Sradicare parole straniere dal terreno che le ha viste crescere e fiorire e trasportarle sotto altri cieli e in terre a loro igno76 - Christa Wolf (traduzione di Vanda Perretta) te, nella speranza che altri occhi possano ammirarne la bellezza e capirne tutto il senso, non è un'impresa il cui successo sia sempre garantito. E chi traduce lo sa. Il gran parlare di "belle infedeli", a proposito di traduzioni, è una specie di formula magica,
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