tro le prevaricazioni del Potere, o anche olo della critica malintenzionata e strumentalizzatrice.Penso che in ogni caso sia possibiletornare a discutere il problema, senzadover per questo ricadere negli schematismisemplicistici del passato. Tutto ciò chiama in causa un interlocutore con cui da troppo tempo abbiamo cessatodi misurarci: l'estetica. È questo il convitato di pietra che un giorno o l'altro si presenterà all'appuntamento. Non sto proponendo, sia chiaro, alcun ritorno all'indietro: al contrario, sono molte le "novità", in questo campo, di cui tutti faremmo bene a occuparci per arricchire la nostraattrezzatura. Certo è che una teoria della letteratura non è pensabile se non prende consapevolezza della dimensione filosofica dei problemi che le stanno di fronte (tra l'altro, è semmai proprio questa natura filosofica del discorso sulla letteratura a rendere impossibile una teoria discussione scientifica della letteratura). Importante è comunque che ciascuno faccia i conti con la propria tradizione, liberandosi di quanto è giusto abbandonare ma anche non rinunciando a tradurre in termini nuovi le esigenze che l'hanno nutrita e giustificata. Nonché confrontandosi, magari, con altre tradizioni ancora, come ad esempio quella della filosofia analitica, dell'epistemologia e dell'etica contemporanea. Forse allora Maria Corti non si stupirà più se alcuni pragmatisti citano così spesso i libri pubblicati dal Saggiatore: ciò accade, semplicemente, perché è ormai da molti anni la casa editrice più attenta agli sviluppi di tale tradizione. Se non altro, chi a quest'ultima si richiama evita di scambiare Goodman (o Austin, se si vuole un nome meno editorialmente sospetto) per un semiologo da acquisire senza tanto pensarci sopra al proprio albero genealogico. FrancoBrioschi (Pavia 1945) collabora a "Comunità", "Belfagor", "Pubblico", "Quaderni piacentini". Ha pubblicato presso il Saggiatore La poesia senza nome e La mappa dell'impero.
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