discussione cui per lo più si richiamano i suoi sostenitori. Una cosa è infatti accertare, in un oggetto, l'esistenza di una proprietà (di cui comunque dovremo tenere il debito conto), un'altra è assumerla come una proprietà capace di definire la categoria a cui appartiene l'oggetto. Ed è evidente che qualsiasi testo in una lingua naturale possiede o può possedere tutte le proprietà di cui sopra, senza essere per questo un testo letterario. (Allo stesso modo, anche Benedetto Croce aveva perfettamente ragione quando parlava dell'individualità irripetibile dell'opera d'arte: peccato che qualsiasi ente o _eventosia ontologicamente individuale e irripetibile.) Ciononostante, dichiarazioni e saggi "teorici", introduzioni, trattati, manuali, interviste e articoli di giornale continuano a ripetere tale ragionamento, senza che mai alcun semiologo "serio" abbia ritenuto necessario dissipare l'equivoco. Ci troviamo di fronte, insomma, a un vero e proprio corto circuito logico. Di qui è derivato, tra l'altro, il tradizionale privilegiamento dei metodi "intrinseci" dianalisi letteraria sui metodi "estrinseci". E come poteva essere diversamente? Se un testo letterario è tale per le proprietà peculiari che possiede in quanto oggetto linguistico e semiologico, qualsiasi altra prospettiva sarà utile, produrrà illuminanti integrazioni, ma l'atto decisivo è già stato compiuto. Sul piano teorico non resta più nulla da aggiungere. Vero è che difatto, occorre subito precisare, la pratica dell'analisi semiologica risulta molto più aperta e persino spregiudicata, nè si può dissentire da Maria Corti quando rivendica la portata delle ricerche di Bachtin o di Lotman. È merito, anzi, proprio dei semiologi italiani aver valorizzato in Europa tali ricerche, e di questo tutti siamo loro debitori. Del resto, sul piano metodologico e critico, molte prudenti avvertenze, molte equilibrate aperture risalgono alla stessa "fase costituente" della semiologia italiana. Ma appunto perciò non riesco a capire perché ci si rifiuti così ostinatamente di fare i conti con quel 64-- Franco Brioschi nodo teorico e ci si irriti tanto ogni volta che qualcuno invita i semiologi a dire una parola chiara sull'argoi:nento, o comunque a prendere atto che l'obiezione è questa, e non un'altra. Non basta distinguere i semiologi "seri" dai dilettanti: una tesi teorica è giusta o sbagliata indipendentemente dall'acume di chi la pone a sfondo della propria metodologia. Nè si può sempre tenere tutto insieme, difendendo gelosamente davanti agli estranei il proprio patrimonio anche quando certe incompatibilità diventano palesi. Se Todorov denuncia (come da tempo ha fatto) la tesi sopra discussa, ricavandone peraltro come conseguenza un programma abbastanza delirante di estensione illimitata dell'analisi "immanente" a tutti i prodotti simbolici, che cosa si risponde? Nulla: Todorov è sempre Todorov. E continua ad abitare l'Olimpo dei semiologi, a fianco di Mukarovsky, di Bachtin, di Lotman, di Segre. Se invece qualcun altro muove le stesse obiezioni, ricavandone magari conseguenze più razionali, che cosa si risponde? Di informarsi meglio, e di guardare allapralica reale dei semiologi "seri". Si insinua, insomma, che è un ignorante. Una risposta del genere non è degna di chi si ritiene esponente di una comunità scientifica, e quindi sarebbe tenuto a rispettare una certa deontologia professionale. Ma il giustificato fastidio per certe approssimazioni giornalistiche, al limite della provocazione, la spiega abbondantemente, esimendoci da ogni ulteriore commento. In ogni caso, essa testimonia l'incapacità di distinguere la teoria (che impegna su un piano generale, epistemologico e filosofico) dalla metodologia (che va giudicata in base all'efficacia relativa, una volta che sia correttamente applicata al singolo caso). È inutile, allora, sfidare gli "avversari" a proporre metodi migliori: semmai, bisogna sfidarli a proporre teorie migliori; e discuterle, eventualmente confutandole, quando vengono proposte. Fa bene Maria Corti a citare le parole di Romano Luperini: "il problema è quello di fondare una nuova teoria della letteratu-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==