Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

discussione intellettuali-frullatore sono eminentemente irenici e non violenti, in loro tutto è veloce e pulito, dolce e rinfrescante. Essi sono i nostri consolatori, i consiglieri suadenti della nostra vita afflitta. La loro parola è come un balsamo sulle nostre ferite. Rispondono al nostro bisogno di sicurezzae di eleganza. Sanno farci sentire, a seconda dei casi, con opportuna alternanza e tempestiva premura, ora rilassati e ora pimpanti, ora profondi e meditativi, ora disinvolti e pieni di brio. Senza la lettura settimanale dei loro articoli, la nostra vita sprofonderebbe per sempre in un faticoso squallore. L'intellettuale-frullatore ci viene in soccorso. La sua straordinaria e stravagante erudizione è sempre condita di saggezza. La sua mente è prensile, ritiene qualsiasi oggetto le capiti a tiro anche solo per una infinitesima frazione di tempo. Ma, in compenso, il suo sguardo si rivolge spontaneamente ai massimi problemi che da sempre travagliano l'animo umano. Gli intellettuali-frullatore guardano lontano. La loro signorilità è fondata saldamente sulla certezza di appartenere a una casta. Che ci si presentino nella veste di abati libertini, di prelati scettici, di bramini o di guru, questi intellettuali ci tendono la loro soccorrevole mano dall'alto di un livello molto eminente, lontano dalle borghesi ansie e dalleplebee routines di cui sono vittime, in misura variabile ma insuperabile, le precedenti tre categorie di intellettuali. Ma forse ciò che rende così magnetico e radioso l'intellettualefrullatore è la sua suprema dimestichezza, la sua inarrivabile e nativa familiarità con i massimi problemi dell'anima, con le alte vette dell'intelligenza, con l'atmosfera dei più esclusivi club dello spirito. Immaginiamo che nella loro vita di angeli o di dèi si confondano o coincidano misteriosamente jet society e setta iniziatica, il santo e lo snob, estasi e squisitezza. Il discorso sgorga dalle loro labbra melodioso e inarrestabile, contiene latte, cannella, miele e chiodi di garofano. Lo troveremmo anche noi squisito, se non fosse un po' carico. Quella mescolanza raffinata e bizzarra dell'eterogeneo, ci viene in mente, è alla fine un po' prevedibile e fine a se stessa. E poi è troppo nutritiva, troppo promettente. Vorrebbe darci supremo piacere e perfetta salute, oblio del mondo e vibrante chiaroveggenza, illudendoci di trasformarci in eroi dello spirito mentre ci vizia rimpinzandoci fino alla nausea con ogni genere di stravaganti e superconcentrate lecconerie. Allora, sentiamo un che di artificiale, di meccanico e elettrodomestico nei prodotti dell'intellettuale-frullatore. Avvertiamo il monotono ronzio della centrifuga. Sentiamo che quegli splendidi spiriti saranno eternamente incatenati ai ceppi della loro meccanica sublimatrice. Alfonso Berardinelli - 61

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