Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

apertura I santi dovrebbero essere sempre giudicati colpevoli fino a che non siano dimostrati innocenti, ma le prove che vanno loro applicate non sono naturalmente le stesse per tutti i casi. Nel caso di Gandhi le domande che ci si sente spinti a porre sono: fino a che punto Gandhi fu mosso dalla vanità - dalla coscienza di sè come di un uomo modesto, umile, che siede su una stuoia per le preghiere e che scuote imperi attraverso il semplice potere spirituale - e fino a che punto compromise i propri principi entrando in politica, la cui natura è inseparabile dalla coercizione e dall'inganno? Per dare una risposta definitiva si dovrebbero studiare gli atti e gli scritti di Gandhi nei loro infiniti particolari, poiché la sua intera vita fu una sorta di pellegrinaggio, in cui ogni singolo atto è stato significativo. Ma questa autobiografia parziale (The story of my Experiments with Truth), che termina con gli anni '20, risulta troppo evidentemente in suo favore, soprattutto perché ricopre quella che avrebbe chiamato la parte non rigenerata della sua vita e perché ci ricorda che dentro la santità, o quasi-santità, c'era una persona molto abile e astuta che avrebbe potuto avere, se solo lo avesse scelto, un brillante successo come avvocato, come amministratore o perfino come uomo d'affari. Più o meno nel periodo in cui apparve per la prima volta l'autobiografia ricordo di aver letto i suoi primi capitoli sulle pagine mal stampate di alcuni giornali indiani. Fecero su di me una buona impressione, quale non mi faceva in quel periodo lo stesso Gandhi. Le cose che gli si associavano - abiti tessuti in casa, "forze dell'anima" e vegetarianismo - non erano attraenti, e il suo programma medievalista non poteva ovviamente attecchire in un paese lento, affamato e sovrappopolato. Era anche evidente che gli inglesi stavano strumentalizzandolo, o che pensavano di strumentalizzarlo. A rigar di termini, come nazionalista era un nemico, ma dal momento che in ogni crisi avrebbe impiegato sè stesso per prevenire la violenza - il che dal punto di vista inglese significava prevenire ogni azione effettiva - poteva essere ricordato come "nostro uomo". In privato questo era qualche volta cinicamente ammesso. L'atteggiamento degli indiani milionari era simile. Gandhi li invitava a pentirsi e naturalmente loro lo preferivano ai socialisti e ai comunisti che, se fosse stato possibile, gli avrebbero effettivamente portato via tutti soldi. Quanto tali calcoli siano veri nel lungo periodo è dubbio: come dice lo stesso Gandhi "alla fine quelli che ingannano, ingannano solo sè stessi": ma in ogni caso la gentilezza con cui veniva sempre trattato negli incontri diretti era dovuta in parte alla sensazione che era utile. I conservatori inglesi se la presero davvero con lui solo quando, nel 1942, stava in effetti rivolgendo la sua non-violenza contro un diverso conquistatore. Ma anche in quel caso si potrebbe osservare come gli ufficiali inglesi che parlavano di lui con un misto di divertimento e di disapprovazione, erano genuinamente attratti da lui e lo stimavano, in un certo mo6 - George Orwe/1

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