discussione mentare passione è quella di rendere irriconoscibile ciò che avevamo creduto di capire al volo. Dopo aver ridotto immediatamente l'ignoto al noto, il meno noto al già risaputo, l'intellettuale-tritacarne nega l'evidenza. Sa trasformare per esempio ogni reale sconfitta in una vittoria immaginaria: magari inventando un'apposita teoria. Non deve quindi dare una spiegazione neppure a se stesso dei propri voltafaccia: e in questo è del tutto in buona fede. Semplice: non li considera voltafaccia. Pur di non riconoscere un proprio ripensamento o una propria incoerenza (è questa che paventa più di ogni altra cosa), affermerà che lui è rimasto esattamente fermo al punto in cui era, saldo nei suoi propositi. È stato il mondo, semmai, a muoversi e a girare intorno a lui creando malintesi. Proprio come la terra gira intorno al sole. III L'intellettuale-apriscatole ha un fascino più discreto. Direi che, soprattutto, ha un fascino più democratico. Infatti l'apriscatole non fa che dimostrare pubblicamente le meraviglie (tutte uguali) che si possono compiere con l'uso dei suoi acuminati e taglienti strumenti razionali. In breve, egli è un vero illuminista. È un campione della demistificazione: o almeno così si presentava una volta. In realtà, è da molto tempo che l'intellettuale-apriscatole ha buttato a mare la pretesa di contrapporre apparenza e realtà, forma esteriore e reale contenuto. Si è sbarazzato di questa elementare e ingombrante metafisica. Anche lui non crede che alla superficie. Solo che bisogna pur lasciargli compiere il suo lavoro, bisogna pure che dia dimostrazione della perfetta padronanza delle sue tecniche e dei suoi strumenti di smontaggio. Mentre la ruspa e il tritacarne lavorano, per così dire, alla cieca, e non hanno bisogno di un palcoscenico e di una platea di discepoliapprendisti, l'intellettuale-apriscatole è in un certo senso la perfetta fusione di un uomo di spettacolo e di un pedagogo. Lui è lì sul palco, o qui fra noi, per dimostrarci come sifa ad aprire quella terribile, impenetrabile, inappetibile scatola di latta che è un qualsiasi oggetto culturale. È lui che ci farà vedere, aprendo la scatola sotto i nostri occhi, che cosac'è dentro. Noi, prima che lui arrivasse, potevamo credere ingenuamente che quell'involucro duro non avesse proprio nulla da contenere e da nascondere nel proprio metallico seno. E invece l'intellettuale-apriscatole, con i suoi lucidi strumenti critici, farà saltare fuori un polposo e succulento contenuto commestibile. Ovviamente (e sarebbe sciocco recriminare o fare della facile ironia), l'intellettuale-apriscatole ha bisogno, appunto, di scatole. Se non si trattasse di alimenti inscatolati, allora che gusto ci sarebbe ad usare il proprio acume? E, infine, lui stesso a che cosa servirebbe? Alfonso Berardinelli - 59
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