Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

racconti italiani sul viso e con qualche chiazza di vecchiaia sul dorso delle mani. Ci guadagnava in autorità, ma che farsene? Meglio tornare indietro di dieci anni, o magari anche di uno solo. Si passò una mano tra i capelli, cercando di sistemarli e finalmente si alzò. Fuori il cane abbaiava indeciso. - Sono riuscito a convincerla a parlarmi. - - Chi? - Chiese Clara voltandosi. - Giulia, la ragazza di Filippo. - Antonio sorrideva. Lei lo guardò strana e incerta. - Non mi pare che te ne importi molto - le disse. - Sei buffo, sei buffo davvero - lo guardò dura, - stammi bene a sentire babbo, non potresti smetterla con questa storia? Secondo me provi un gusto favoloso a star male. - - Veramente è l'unico modo che conosco per non soffrire. - Lui si difendeva e lei sentiva crescere la rabbia. - Va bene, va bene, può anche darsi che tu non soffra, ma che ne sai tu degli altri? Che ne sai di ciò che ci fa soffrire o no? - Antonio abbassò gli occhi, confuso, come un bambino sottile. Non rispose. - Almeno con Giovanni, ti prego, non parlarne - soggiunse Clara. - Non ne parlerò nemmeno con te, se non vuoi. - - No, non voglio. - Ecco, ora le doleva la testa. Era innervosita e velenosa, lo sentiva. Aveva forse ragione lui a voler capire. Ma capire che cosa? E se anche avesse capito, dopo che avrebbe risolto? Avrebbe resuscitato Filippo? Avrebbe espiato la colpa? Si alzò e urtò, con tutta· la sua volontà, un piatto vuoto che sporgeva dal bordo del tavolo. Il piatto cadde in terra rompendosi. Il rumore riuscì a calmarla, almeno a distrarla un momento. Un solo fatto per cacciare molti pensieri. Antonio la guardava e così Vittoria, Clara invece guardava i cocci, poi si chinò, li raccolse e li gettò dentro il sacco delle immondizie. Sentì che ormai aveva fatto la sua parte con dignità (o si chiama orgoglio o egoismo?) e uscita dalla stanza risalì rapida le scale. Il cane fuori abbaiò appena, quasi per abitudine, al primo uccello della mattina. Giovanni era immobile di fronte alla porta del bagno, l'aspettava, forse, o magari era stato frenato dal rumore dei passi e dalla curiosità. Il babbo alle spalle e Giovanni davanti. Sembrava inevitabile per lei trovarsi fra loro due, sempre, a frenare, a cercare di evitare lo scontro. Perché un conflitto fra loro si era sviluppato da tempo, sia pure, da prima, solo in modo sotterraneo. All'inizio l'inchiesta di Antonio era stata discreta, e quasi segreta, tale da non disturbare nessuno. Il vecchio aveva pudore, forse, del dolore degli altri e lasciava a ognuno lo spazio per reagire a esso come meglio credeva. Ma poi l'urgenza di capire aveva infranto queste autolimitazioni e Antonio si era riversato su tutti con la pesantezza che la sua cocciuta volontà richiedeva. E per Giovanni questo era divenuto insopportabile. Tutto era esploso con fragore, due o tre mesi prima. Non era stato facile ricordare precise le parole, a Clara c'era voluto del tempo, ma frase su frase, quanto aveva detto Giovanni era tornato fuori e ora era lì fra i suoi pensieri, quotidiano e fermo. 38 - Giorgio van Straten

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