raccontiitaliani E attaccai a lodarlo. Mi interruppe quasi subito, infastidito: "Sarà, ma a me pareva di un narcisismo insopportabile". "Quanto a narcisi, non c'è altra abbondanza", dissi con inutile ironia, "e lui, poi, non lo era in modo particolare". "Scusa, ma non mi va di parlare ancora di Giulio." Meglio tornare a lui. Di nuovo silenzio. Ne approfittai per concentrarmi sul fatto che alla persona che era lì volevo molto bene, ma non riuscivo più a capire perché. Eppure se fosse morto, ne avrei sofferto. Ne avrei sofferto? Si era intanto alzato e si guardava attorno perplesso. "C'è qualcosa di cambiato qui". "Più che altro c'è qualche vuoto in più. Sono passati i ladri". Fece un cenno con la mano come a dire: de minimis. "Qui c'era un ritratto di Marx". Vero. Era bellissimo: sembrava un arzillo signore seduto a un concerto. "Che vuoi! I miei erano ladri marxisti". Si spostò sul balcone, guardando in giù, come a valutare se l'altezza era soddisfacente. Allarmata, lo raggiunsi. Era obiettivamente una giornata stupenda. Un paio di uccelletti beccavano le briciole lasciategli il giorno prima, quando ero riuscita a mangiare. Per carità, non mi starà tornando la tachicardia? Per carità, non è assolutamente il momento. No, un falso allarme. "Che bell'aria che c'è", si lasciò sfuggire, "come può essere bella Milano!" Assentii col capo. Con gesto affettuoso mi cinse le spalle. Nella casa di fronte una donna stava versando un risotto giallo nella scodella di un uomo seduto a tavola. Parlando e sorridendo - lui a capo chino, col cucchiaio in pugno - gli si sedette davanti. Lui mormorò qualcosa e lei si alzò a prendere la saliera. Mai che se la prendano da soli. La donna riprese a parlare con vivacità. Ebbi un moto d'amore per lei, e per tutte le donne, che si consumano nella dedizione, nell'allegria, nella dolcezza, che tengono in vita gli uomini, tutti quànti. Questa è la verità. Squillò il telefono. "E per te". Arrivò fulmineo. "Non muoverti, ti raggiungo. Davvero non parti più?" Tornò da me: "Mi chiami un taxi?". Detto, fatto. Lo accompagno alla porta. "Ti richiamo nel pomeriggio", grida dalle scale. "Per il notaio". Ah, già. Un po' di coerenza, per salvare la faccia. Ecco, ora può tornarmi la tachicardia. Ora, infine, posso concederle tutto il tempo di cui ha bisogno. Dalla parete Kafka mi guarda dolorosamente. Eh, lo so: "La fossa bisogna guadagnarsela''. 32 - GraziaCherchi
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