raccontiitaliani Fece una smorfia: magra consolazione. Si lanciò quindi in un'invettiva contro i critici di poesia: un suo cavallo di battaglia. Ma la cosa stupefacente era che ogni volta si infiammava al punto di scattare in piedi e concionare camminando a grandi passi avanti e indietro. Data l'esiguità dello spazio a disposizione, la cosa sarebbe parsa obiettivamente impossibile, ma a lui riusciva grazie a fulminei dietro-front e alla conoscenza degli ostacoli sul percorso. Il frenetico agitarsi dei miei simili ha sempre provocato in me - specie se vano, ma anche se non lo è - la reazione opposta: uno stato di quiete incline alle fantasticherie. In quel frangente pensavo vagamente a Zanzotto e mi dicevo: sono molti, troppi anni che non lo vedo. E il suo ultimo libro ... "È vero, è vero", dissi trasalendo. Lui mi guardava perplesso: "Via, cambiamo discorso, anch'io posso essere noioso", ammise con magnanimità. "Che si dice in giro?" Questa è una delle domande che mi lasciano sempre interdetta. In giro dove? E da parte di chi? E su che cosa? Io, poi, non vado in giro. "Le solite cose", risposi fiaccamente. Non sapevo nulla, ed era questo che interessava, delle ultime faide tra poeti, genia rissosa e permalosa quant'altri mai. Al confronto, trattare con scrittori è una sinecura. D'ac.cordo che i poeti vendono meno e sono quindi più frustrati, ma il curioso è che se la prendono sempre e solo l'uno contro l'altro, come certi gruppuscoli d'antan. Sentendomi in colpa per il precedente stato di dormiveglia, mi proposi di collaborare un po' di più alla conversazione. Ma non era facile trovare l'argomento giusto. Per sicurezza decisi di parlare di lui: è sempre una scelta infallibile. "A che punto è il tuo nuovo libro?" "Stavo proprio per chiederti un consiglio al riguardo: da chi lo faresti uscire?" Cambiava editore appena poteva: lo faceva sentire richiesto. Nel '68 aveva accondisceso a ciclostilare i suoi versi, cosa che ancora oggi deplorava. "Dunque ... ", ma mi interruppi subito. Gli editori praticabili erano già stati praticati. "Comunque non c'è fretta. Mi mancano ancora tredici poesie. Sto attraversando un periodo di stitichezza. Forse dovrei innamorarmi". "Per carità!", dissi d'impeto. Mi rivolse un sorriso stentato. Non avrei retto a un'altra sua sbandata. La precedente era stata per una cretina che gli aveva fatto perdere letteralmente la testa. L'amaro mistero dell'amore. "Poesie d'amore", disse attaccando il dolce con animosità, "è sempre più difficile scriverne". "Le tue non erano affatto male". Grazia Cherchi - 29
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