Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

narrativae cinema Tutto il funerale è fermo. Qualcuno sta sollevando la vettura per il cambio della ruota. Burro, dal fondo della platea, fissa incantato quell'immagine. L'uomo che sta svitando i bulloni della ruota della macchina si gira un attimo. È Burro. Fa il suo lavoro con molta precisione e volontà. Suda. Si accorge che lo sportello posteriore, quello che è quasi sulla ruota, si apre appena. Dalla fessura scende una mano di donna. E la mano di lei. Burro sbircia per vedere se qualcuno lo nota e, mentre lavora, tocca con le labbra quelle dita che, subito dopo, gli accarezzano il volto sudato e i capelli che gli sono scesi disordinati sugli occhi. È un lungo momento pieno di emozione, perché i gesti delle sue mani che stringono con l'apposito girabulloni le viti si fanno sempre più lenti, a dimostrare quanto ormai tutta la sua attenzione sia nel suo rapporto con quella mano che lo solletica e che lo riempie di tenerezza. Ma ora vede che la mano rientra nella fessura dello sportello appena socchiuso e scompare dai suoi occhi pieni di commozione. Lo sportello si richiude, lui ha finito il suo lavoro. La macchina si muove davanti ai suoi occhi, e si allontana, lasciandolo in ginocchio sull'asfalto. PORTICATO DELLA PIAZZA Esterno Giorno . Troviamo Burro appoggiato ad una colonna. Sta guardando una zingara che in fondo al portico ferma la gente per leggere la mano. Adesso la donna avanza. È una bella ragazza sui trentacinque anni, scalza, con la sottana che spazza il pavimento grigio del portico. Piena di collane, orecchini e braccialetti che tintinnano. Si avvicina a Burro, che sta fermo nella luce che arriva sulla colonna come un gatto al sole. ZINGARA: Dai che ti leggo la mano. Gli prende la mano, ma lui gliela toglie e le dice guardando da un'altra parte: BURRO: lo ce l'avrei la bella roba da farti leggere... La zingara gli riprende la mano. ZINGARA: Dopo leggiamo anche quella roba lì. Dà un'occhiata al palmo della mano di Burro e chiede: ZINGARA: Come si chiamava tuo padre? Burro è come irritato. BURRO: Che cazzo c'entra mio padre ... Poi lui è morto. ZINGARA: Infatti si vede. E tocca con un dito un punto del palmo della mano. BURRO: Si vede anche che non ho un soldo in tasca? ZINGARA: Quanto ci hai? BURRO: Trecento lire. ZINGARA: Bene, dammi quelle e io ti dico delle cose di tuo padre. Burro mette l'altra mano in tasca, tira fuori tre monete da 100lire, le consegna alla zingara, la quale, pur mettendo in tasca rapidamente i soldi, ha gli occhi fissi a leggere i segni sul palmo della mano di Burro. Comincia a parlare con una voce carica di mistero. ZINGARA: Tuo padre è morto da cinque anni ... faceva il carabiniere ... è vero o no? BURRO: È vero. Tonino Guerra - 161

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