raccontiitaliani mattanza. Ovvio che il pavimento non aveva mai l'aspetto troppo pulito, così imbiancato com'era lungo i bordi, e decorato di macchie nerastre che a un esame più ravvicinato si rivelavano poveri estinti. Marchese prendeva tutto ciò con grande filosofia, limitandosi nelle sue comunque deboli e scarse lamentele alla padrona di casa a deplorare le infiltrazioni che ormai minacciavano di distruggere l'appartamento. Era padrone di alloggi anche lui, e non poteva smettere di sentirsi dalla parte dei padroni anche in quell'unico caso in cui lui era inquilino. Pur detestando l'aspetto esteriore degli insetti in genere, io non ho nulla di particolare contro gli scarafaggi. So che la loro razza ha realizzato un eccellente compromesso tra le esigenze comunitarie e quelle individuali, simile a quello dell'uomo sotto certi aspetti, e del tutto assente dall'organizzazione sociale di altri insetti, le detestabili città falansterio delle formiche e delle termiti, o il cieco forsennato lavoro delle api. Sono brutti, questo sì, spiacevoli da guardare, e soprattutto alcune specie di blatte sono davvero troppo veloci per i miei gusti. Non tanto perché mi sfuggono, perché io per conto mio non ho alcuna motivazione a cacciarli, quanto per quella vaga inquietudine che sempre provo quando qualcosa di vivo e molto piccolo si muove correndomi intorno. Per mesi questa indiscriminata mattanza non mi toccò più di tanto, era anzi qualcosa di cui scherzare con gli amici, che tenevo informati del numero di esemplari sterminati due volte la settimana. Un giorno Marchese avanzò un'ipotesi: che gli scarafaggi provenissero non da fantomatici buchi nel pavimento, ma da una lunga e larga crepa, una vera e propria fenditura del soffitto spiovente della cucina. Era abbastanza larga per poterci infilare le dita, e, premendo un po' nella sostanza marcia del muro, forse anche una mano, almeno la mia che è molto piccola. La cosa non mi sorrideva affatto, perché io ci passavo e ripassavo un sacco di volte sotto quella crepa, a schiena curva -li il soffitto era all'altezza delle mie spalle - per spazzare, spolverare, lavare per terra, e l'idea che me ne cadesse uno in testa non mi piaceva affatto. È ben vero che non avevo nulla di personale contro di loro, ma ospitarli tra i capelli mi sembrava una generosità eccessiva. Parliamoci chiaro: nonostante tutta la mia simpatia per loro, credo che faticherei a trattenere una crisi isterica, se me ne trovassi uno vivo nel letto. Cominciai a innervosirmi. Comprammo del Baygon che spruzzai ogni volta nella fessura, infradiciando tutto il muro, e i risultati non si fecero attendere: già la settimana successiva, sul pavimento della cucina - dove ne avevo sempre trovati pochi - stava una decina di creaturine morte, ma di una morte o più recente o in ogni caso diversa da quella dei loro colleghi sottoposti a polvere bianca. Mentre quelli parevano infatti cadaveri centenari, mummie rinsecchite e da lungo svuotate di linfa vitale qualunque essa fosse, gingilli di crocchiante cartone, questi erano morti sì, ma pareva16 - Benedetta Arola
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==