discussione proposito di minstrel show. Permetta che le racconti una storia, che riguarda (e chi, se no?) il grande Barnum. La storia la registrò, nelle sue memorie, un giornalista americano trasferito in Europa, tale Nichols. La morale ... quella la lascio a lei, che è un esperto. Dunque, una volta Barnum aveva bisogno, per un suo spettacolo, di un "minstrel", di un attore bianco che sapesse, con la faccia dipinta di nero, ballare e cantare la musica nera. Cerca, e non lo trova. Finché trova un giovane nero bravissimo. E allora, racconta Nichols "gli coprì la faccia di nerofumo e gli coprì la testa con una parrucca, in modo che la gente lo prendesse per un nero finto: perché la gente di New York, prontissima ad applaudirlo nelle vesti di un bianco travestito da nero, sarebbe stata pronta a cacciarlo dal teatro, e a linciare Barnum, se avesse saputo che era un nero vero". La morale? B. È una storia che fa rabbrividire!... ma certo, non priva d'ironia. A. Anche perché sotto il nero del travestimento si nascondeva il nero della realtà. Quel pubblico ebbe - senza saperlo, beninteso - la possibilità di rendersi conto direttamente dell'arte nera. Di fare esperienza, attraverso un travestimento, di una realtà sconosciuta. B. Cosi: nello spettacolo del gran truffatore - cristianissimo, non stia a ripetermelo - Barnum, ciò che portava il pubblico più vicino alla verità era il travestimento di un travestimento (un nero vestito da bianco vestito da nero): una fantasticheria dentro una fantasticheria. Questo era quanto di più vicino alla verità abbiano raggiunto gli spettatori ... A. Tutto sta nel sapersi accontentare, in fondo. Peppino Ortoleva (Napoli 1948), storico (in particolare degli Stati Uniti), studioso delle comunicazioni di massa ed esperto in audiovisivi, è membro della redazione di "Movimento operaio e socialista". Vive a Torino. Questo dialogo era, in origine, la puntata conclusiva di una serie di programmi radiofonici (per la Terza Rete RAI) sulla cultura di massa in America tra il 1830 e il 1900. Ringraziamo la RAI per averci consentito la riproduzione del testo in questa sede. 154 - Peppino Ortofeva
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