Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

tà di gruppi socialmente esclusi o marginali. Appropriandosi, a metà ottocento, del lavoro delle scrittrici, è riuscita ad attrarre nel suo pubblico milioni di donne; appropriandosi dei tesori della tradizione ebraica, ma anche della voce di Caruso e del corpo di Valentino, è riuscitaad attrarre le masse illetterateche sbarcavano nel nuovo mondo in cerca di lavoro... A. E non sarebbe, se fosse vero, un grande merito? Ammessi alla cultura e alla circolazione delle idee, non solo come spettatori o lettori, ma come produttori a pieno titolo, strati sociali che nel vostro vecchio mondo erano esclusida tutto! No, mio caro, è troppo bello per essere vero. In realtà, quello che veniva venduto non era poi che la versione femminile, o adolescenziale, ebraica, o italiana, di modelli di personalità, di educazione, di successo, che restavano sempre i nostri ... Questo è il nostro limite; e la nostra forza. B. Sono contento, di sentirglielo dire. Allora ammette anche lei che un appiattimento c'è stato... (più piano) limite, eforza... Generalmente, a questo tipo di critiche, voi rispondete sempre che non siete voi a decidere cosa dare al pubblico, ma è il pubblico che decide per sè. Lei si rende conto di quanto è mistificante un simile argomento? Chi lo sa, che cosa vuole il pubblico. Barnum giurava di conoscere il "suo" pubblico meglio di chiunque altro, Hearst lo stesso, oggi i funzionari dei network televisivi sono, insieme con l'industria dei sondaggi, i detentori dei "gusti del pubblico". Usareper legittimarsi questi "gusti del pubblico" (che poi si interpretano come si vuole!) èproprio una partita con carte truccate... A. (un po•· màlizioso) Siamo yankee del Connecticut. Però siamo disposti a giocare con tutti i mazzi. B. Non tutti. È vero, avete aperto leporte a donne ed adolescenti, ebrei e slavi, avete superato, con fatica, e non del tutto, ipregiudizi contio i cattolici. Ma nel vostro apparente ecumenismo ci sono barriere che restano invalicabili. discussione A. Per esempio? B. Il colore dellapelle. La produzione culturale dei neri è proprio quella di cui avete più bisogno, da sempre: quello che più mancava, nella vostra cultura, "pop" o elevata: l'emotività incontrollata, un rapporto non rigido col corpo, la spontaneità. Mentre gli apporti delle altre culture li avete assorbiti a ondate, come a ondate sono arrivatigli immigranti, prima dall'Irlanda, poi dalla Germania, poi dall'Italia... , i neri erano sempre 1t: e voi non avete mai cambiato la vostra politica nei confronti della loro cultura: appropriarvi dei suoi aspetti più suggestivi (la musica, la danza, il modo di muoversi), per venderli ai neri stessi o ad altri bianchi. Ai creatori veri, le briciole;al popolo nero · nel suo complesso, la continuità dell'emarginazione. A. Lei allude al minstrel show, dove il repertorio musicale nero era eseguito da bianchi con la faccia dipinta? B. Magari! Il minstrel show, alla fine dell'ottocento era già sparito, mentre ilfenomeno di cui parlo io dura tuttora. Quanto meno, è durato fino allafine degli anni '60. Ma restando al minstrel show: l'orrore non stava solo nel fatto che i neri erano letteralmente derubati del lorofolklore, e il guadagno andava ai bianchi. Per di più, gli stessi neri venivanopresi in giro. Si eseguivano le loro canwni, e poi gli si faceva fare la figura degli scemi. A. (dopo un attimo di silenzio) D'altra parte, però, la maschera del nero serviva anche per permettere lo sberleffo contro i ricchi e i potenti. B. Certo: contro i neri, che stanno in basso, contro i ricchi e chi sta in alto. Questa tanto democratica cultura di massafinisce sempre con l'esaltazione di chi sta nel mezzo, di chi cerca rassicurazione e unità contro quelli che stanno più in alto o più in basso. L'eroe americano sta sempre in una posizione di mezzo. A. Salvo che, in America, a sentirsi nel mezzo è la grande maggioranza del popolo... volevo dire dei bianchi. Ma senta, a Peppino Ortofeva - 153

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