discussione stri difensori, il mondo pullula di austeri critici letteraripronti a piangere su Paperino... A. Adesso, caro signore, adesso. La specialità di tanti intellettuali è di entusiasmarsi solo per ciò che è morto, o sta morendo. (riflessivo)Chi sa: ho l'impressione che noi, qui, rifacendo la storia della cultura di massa americana, stiamo celebrando un elogio funebre. Anche se ad elogiare, poi, sono soltanto io... (tono da imbonitore) Ma prima, guardi, era ben diverso: quando noi vivevamo davvero i nostri splendori, non potevamo fare il nostro mestiere senza essere continuamente chiamati a discolparci: truffavamo il pubblico, violavamo il sacramento domenicale, eravamo privi di gusto. E naturalmente (come no?) corrompevamo la gioventù. Questi giovani, da un secolo a questa parte, non hanno fatto che guastarsi ... No, mi creda, di estimatori ne avevamo proprio pochi: solo qualche milione di spettatori, naturalmente. (la battutina è detta in tono finto indifferente, in realtà trionfante). B. Ma come rispondevano, agli anatemi dei predicatori, il vostro "maestro" Barnum, o Buffalo Bill e i varipadri della sua leggenda?Non mi pare che nessuno di loro sia mai insorto contro le censure, si sia mai battuto per la libertà di stampa o di spettacolo in modo aperto. Mi pare, al contrario, che tutto si sia sempre risolto col compromesso. Bluntline che metteva le sue tirate contro l'alcolismo proprio in bocca a quell'ubriacone di Buffalo Bill! E Barnum? che in quegli stessi musei in cui prendeva per i fonde/li la gente dava drammi "morali" sulla schiavitù o sui mali dell'alcol? Spesso, le corde più morbose sono toccate proprio quando si finge di esaltare i valori più sacri. A. (riflessivo)Questo è vero. La polemica tra la cultura "pop" e i moralisti che volevano cancellarla si è quasi sempre risolta in compromessi, dando allo spettacolo osè una riverniciatura di Bibbia, o di "grandi valori americani", che alla fin fine è circa lo stesso... Ma abbia un po' di compren150 - Peppino Ortofeva sione. Che lavoro ingrato, quello di vendere svago a gente che non desiderava altro, che ne aveva un bisogno disperato, ma che viveva nella società più austera, più ostile alle feste e al divertimento dell'intero occidente! Perché questo, se ne ricordi bene, è il paradosso del!'America: la società più nemica del divertimento ha prodotto evasione per tutto il mondo; il paese dell'autocontrollo puritano, dell'onnipresente e perennemente vigile dominio dell'io su tutte le sfere dell'esistenza, ha esportato sogni e fantasticherie, e continua ad esportarne, in paesi che si vantano di rispettare assai meglio i bisogni profondi dell'umanità! Guardi, in fondo è per cercare di sbrogliare questa matassa, di capirci qualcosa in questo paradosso, che ho messo in piedi questo museo. Ma resta imbrogliatissima, la matassa. Quando Barnum, Bluntline, e tutti gli altri dei quali il nostro museo le ha cantato le gesta, hanno cominciato il loro lavoro, i pregiudizi dei predicatori erano condivisi da tutto il loro pubblico. Di più, erano condivisi da loro stessi. Il compromesso, quindi, era anche, se non soprattutto, con la loro coscienza... B. So che Barnum era un fervente cristiano. Ma questo non gli impedì certo di frodare milioni di persone. Né gli impedì di fare appello ai gusti più volgari, alle emozioni più viscerali,di mescolare spregiudicatamente sacro e prof ano... A. Nè cercò mai di nasconderlo. Lasciamo stare la questione delle "frodi" come le chiama lei. Non si dimentichi che il pubblico amava Barnum almeno altrettanto per il suo genio della truffa ben fatta, dello scherzo ben fatto, che per le meraviglie genuine che forniva loro; si divertivano al suo lavoro come al lavoro di un prestigiatore: l'importante non era tanto che ci fosse o meno un trucco, quanto che lui fosse capace di condurlo bene. Comunque, Barnum era uno yankee del Connecticut, che per noi è l'uomo d'affari per antonomasia. Dove lei sbaglia è nel pensare che la sua ricerca del profitto fosse in con-
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