Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

bottega viso e per la prima volta i due potevano parlarsi, perché ognuno di loro aveva visto la debolezza dell'altro. Mi ritrovai dunque nello stesso punto morto in cui ero cinque settimane prima. Interrompemmo un'altra volta e io mi rimisi a pensare e scoprii che forse la soluzione poteva essere che entrambi arrivassero al punto di mettere in questione ciò che stavano facendo insieme, o i loro stessi scopi. L'idea era che il primo, quello dei due che andava in giro da una cinema all'altro, arrivava a domandarsi se avesse senso aiutare questi cinema, mentre l'altro se dovesse riprendere la sua professione, che aveva a che fare con i bambini. Bene, questo è quanto abbiamo fatto. Nel momento in cui adesso ne parlo, mi rendo conto che naturalmente quello non era un finale, ma - a voler girare tutto il mondo - non si sarebbe trovato un altro soldo per quel fùm. È un modo sciocco di finire. Vi parlavo prima dei miei problemi con le storie: qualunque cosa vi dica adesso significa aprire un altro capitolo di due ore, per cui vi dirò solo: questo è quanto. In relazione a Lo stato dellecose e alla definizione del narrare, ebbene: il soggetto del fùm sono le storie e naturalmente il personaggio del regista rappresenta piuttosto puntualmente il mio dilemma personale; a un certo punto dice infatti: "le storie e la vita si escludono totalmente ", questa è la teoria del regista. Ma poi, nel corso del film, quando va a Hollywood, si trova egli stesso coinvolto in una storia, in una di quelle storie a cui non avrebbe mai creduto, che addirittura lo uccide. Il che è naturalmente molto paradossale. Ed è la sola cosa che voglio dire a proposito delle storie: le respingo del tutto e ritengo che producano soltanto menzogne e che non possano produrre mai null'altro che menzogne e la menzogna più grande è che c'è un contesto; ma d'altra parte noi tutti abbiamo bisogno di queste menzogne, e non ha nemmeno senso costruire una successione di immagini senza una menzogna, senza la menzogna di una storia. Per finire posso solo dire che le storie sono impossibili e che è impossibile vivere senza storie. (traduzionedi CarlaPollastre/li) Wim Wenders (Diisseldorf 1945) ha diretto tra gli altri i film Alice nelle città (1973), Falso movimento (1974), Nel corso del tempo (1975), L'amico americano (1977), Nick's Movie (1980, in collaborazione con Nicholas Ray), Hammett (1982), Lo stato delle cose (1982). Il testo che pubblichiamo è stato ricavato dall'autore da una lezione tenuta per il Centro di Ricerca e Sperimentazione Teatrale di Pontedera all'interno del seminario Le pratiche del narrare diretto da Ferdinando Taviani, che ce ne ha concesso la pubblicazione, il 9 dicembre 1982. 146 - Wim Wenders

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