bottega davanti all'albergo, qualcuno ne esce e si allontana, sebbene stia piovendo, e immediatamente nella mia mente comincia una storia, generalmente perché voglio sapere dove va questa persona e com'è la strada che essa imbocca. Naturalmente ci sono anche altri modi in cui le storie cominciano. Per esempio questo è accaduto alcuni giorni fa: mi trovavo nella hall di un altro albergo, ero solo e aspettavo qualcuno che doveva venirmi a prendere, ma non conoscevo chi fosse ed è entrata una donna e anche lei cercava qualcuno che non conosceva, poi mi si è avvicinata e ha detto: lei è il Signor Tal dei Tali? - ho dimenticato il nome - e io ero tentato di dire: sì; semplicemente perché ero affascinato dall'idea che questo era l'inizio di una storia. E naturalmente si potrebbe iniziare un film in questa maniera. Dunque, talvolta una storia può iniziare con un evento drammatico come questo, ma di solito l'impulso a pensare una storia non è un evento drammatico, ma sono semplicemente paesaggi e case e strade e immagini. Per lo scrittore sembra logico che il narrare conduca a delle storie, nel senso che ogni parola vuol far parte di una frase e mi sembra che le frasi vogliano far parte di un contesto; dunque non è necessario forzare le parole perché facciano parte di una frase nè le frasi perché facciano parte di una storia. Sembra che esista un impulso che conduce dal narrare alla storia. Nei film - se si è un cineasta e non uno scrittore, o quanto meno per me, poiché naturalmente ci sono modi diversi dal mio di fare film - le immagini non conducono necessariamente a null'altro che a se stesse. Credo che un'immagine voglia rappresentare innanzitutto se stessa, diversamente dalla parola, che vuole appartenere a una battuta, e dalla battuta, che vuole entrare in una storia. Credo che le immagini non abbiano questa propensione, che non vogliano necessariamente far parte di una storia. Personalmente sento che vogliono piuttosto sfuggire alle storie. Quindi perché funzionino alla stessa maniera della parole e delle frasi, le immagini vanno forzate. Per farla breve: devono essere manipolate. Perché? Le immagini, in particolare le immagini fotografiche o ancor più le immagini cinematografiche, rappresentano innanzitutto una realtà. La realtà che rappresentano è quella che esse riflettono; naturalmente quella· realtà può essere del tutto fittizia, ma c'è sempre una qualche forma di realtà esistente nel momento in cui l'immagine è stata realizzata, o qualcosa che è effettivamente accaduto fuori della mia influenza, o qualcosa che potrebbe essere del tutto artificiale: gli attori sul set, per esempio, ma anche gli attori sul set hanno la loro realtà. Dunque la mia teoria è che il narrare, nella mia professione - che è fare film - significa manipolare e forzare le immagini, e qualche volta questa sorta di manipolazione diventa un'arte, il più delle volte no. Avevo cominciato col parlare del mio problema, o piuttosto del mio dilemma. Essendo interessato in primo luogo alle immagini, sono interessato soprattutto alla rappresentazione di qualsiasi realtà si possa Wim Wenders - 139
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==