raccontiitaliani Giorgio Caproni Due racconti Allarmein tradotta La tradotta era gremita di visi, fitti e chiusi nel sonno, di aliti che nel carro esalavano un tepore come quando ci sono le bestie. Si correva, quasi di schianto, nel lume d'un sole tenero, appena alzato sul grano. E poiché negli occhi, se appena li avvicinavamo alla griglia per lanciar fuori uno sguardo, sentivamo acuta la puntura dell'aria, ognuno rimaneva, dopo quel tentativo, inerte nella pigrizia dell'afa artificiale in cui era forte, selvatico, l'afrore del grigioverde; talché non per osservazione ma più per intuito seguivamo l'itinerario. Si andava di gran corsa, con l'impeto d'una frana, verso la frontiera d'est. Mi piaceva immaginare il treno, con tutti i suoi vagoni rossi e la-nera locomotiva, dal ventre pieno di carbone infuocato, nel suo slancio libero sul verde aperto della pianura, e pensavo che nessuna barriera, ormai, avrebbe potuto arrestare l'itinerario del nostro destino, che appunto si compiva su quei binari da giorni e giorni. Ed era in verità commovente questo pensiero, dico di vedere, io tutto chiuso fra le quattro pareti buie e piene di scossoni, il mio rapimento dal di fuori, con gli occhi d'un casellante o, che so, d'una di quelle ragazze che reggono col grembiule blu, totalmente perdute nella pianura, la bandiera verde. Ma come il sole fu più alto e vigoroso fino al punto di costringerci a spalancare le porte per non restar soffocati, ciascuno uscì dal suo torpore e, come ogni mattina, si predispose a consumare la propria giornata. La quale peraltro fu la più emozionata, in quanto dopo i soliti sbadigli e stiracchiamenti e le solite frasi dure e allegre come sassate, ci accorgemmo che uno, il friulano, mancava. Villa fu il primo a lanciare l'allarme: la sua frase era incredibile (ohoi, el furlan n'el ghe pù) ma dovemmo credere tutti insieme al fatto di quella assenza. lo, il più smemorato perché il più assorto in me, cercai subito di ricordare il viso del friulano: e per un attimo ci riuscii, quando mi dissero ch'era quello col naso rotto e gli occhi d'ardesia. Ma non riuscii poi più a tenerne ferma l'immagine, piuttosto era Giorgio Caproni - 125
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