apertura non capiva, ma che non c'era nulla che aveva paura di discutere o di pensare. Non sono mai stato capace di provare molta simpatia per Gandhi, ma non sono sicuro che, come pensatore politico, si sbagliasse nelle questioni principali, nè ritengo che la sua vita sia stata un fallimento. È singolare che, quando venne assassinato, molti dei suoi più ardenti ammiratori esclamarono pieni di dolore che non aveva vissuto abbastanza per vedere la sua vita finire in rovina, dal momento che l'India fu coinvolta in una guerra civile, prevista da sempre come uno dei sottoprodotti del cambio di potere. Dopotutto il suo principale obiettivo, la fine incruenta del ruolo degli inglesi, è stato raggiunto. Come di solito avviene, i fatti rilevanti si incrociano tra loro. Da una parte gli inglesi se ne andarono dall'India senza lottare, un evento che pochissimi osservatori avrebbero potuto prevedere fino a quasi un anno prima che accadesse. Dall'altra ciò venne realizzato da un governo laburista, e certamente un governo conservatore, soprattutto un governo guidato da Churchill, avrebbe agito diversamente. Ma se, dal '45 in poi, è cresciuta in Inghilterra una larga corrente di opinione favorevole all'indipendenza indiana, ciò fu dovuto davvero all'influenza personale di Gandhi? E se, come può avvenire, India e Inghilterra riescono alla fine a stabilire un rapporto decente e amichevole, questo avverrà in parte per il fatto che Gandhi, sostenendo la sua lotta ostinatamente e senza odio, depurò l'aria politica? Che si pensi soltanto a porre domande del genere, dà una misura della sua statura. Si può sentire, come me, una sorta di antipatia sul suo conto (ciò che comunque lui non ha mai rivendicato per sè), si può anche rifiutare la santità come ideale e quindi ritenere che i fini ultimi di Gandhi fossero antiumani e reazionari: ma, ricordato semplicemente come un politico, e confrontato con le altre figure di leaders politici del nostro tempo, che odore di pulito è riuscito a lasciare dietro di sè! (1949. Traduzione di Filippo La Porta) George OrwelJ (1903-1950) è stato romanziere (Giorni birmani, 1934. Fiorirà l'aspidistra, 1936. La strada per Wigan Pier, 1937; i celeberrimi La fattoria degli animali, 1945 e 1984, 1949; ecc.) ed eccezionale saggista (dai volumi pubblicati postumi, ora tutti nei Penguin, Rizzoli ha tratto una discutibile scelta). Grande polemista, è suo il libro forse più belJo sulla guerra di Spagna, Omaggio alla Catalogna (1938). 12 - George Orwell
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