Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

raccontistranieri da parte degli insegnanti comuni. Le impartivo io, personalmente, il venerdì pomeriggio; giudicavo in modo imparziale sia la scuola e gli insegnanti che gli alunni. Di certo questo è un sistema più giusto, e sono contento di poter dire che ora è stato adottato in tutta l'isola. Trattenevo gli alunni migliori dopo la scuola, e per una somma insignificante impartivo loro lezioni private. E la scuola si impegnò nel lavoro come ideale da perseguire gioiosamente, invece che come qualcosa da sopportare, a un punto tale che l'utilità dì queste lezioni venne grandemente apprezzata, e un numero di studenti molto maggiore dì quanti potessi accontentarne cominciò a fermarsi dopo le lezioni normali per quelle che chiamavamo ormai affettuosamente le "private". E mi sposai. Ora era in mio potere sposare praticamente chiunque mi fosse piaciuto, e tra il personale della scuola di catechismo c'erano non poche donne che mi avevano fatto chiaramente capire dì avere un debole per me. Non sono poi così brutto! Ma io volevo sposare qualcuna che avesse qualità durature. Avevò quasi cinquant'anni. Non volevo sposare qualcuna che fosse molto più giovane di me. E fu per buona fortuna che in questa congiuntura ricevetti un'offerta - esito a usare questa parola, che ricorda tanto l'usanza indù e le compravendìte immobiliari, ma d'altra parte devo essere sincero - nientemeno che da un ispettore scolastico, il quale aveva una figlia nubile dì trentacinque anni, una donna trascurata dagli uomini dell'isola per via dei suoi raggiungimenti - sì, avete letto bene - che erano considerevoli, ma non appariscenti. Quante cose rimangono da cambiare nell'atteggiamento che teniamo verso le donne! Spesso, durante questi ultimi giorni, mi è capitato di riflettere sul matrimonio. Una svolta così importante, un evento dal quale derivano tante conseguenze. Mi chiedo cosa farà Winston, povero ragazzo, quando verrà il suo momento. La mia casa non poteva competere con quella dì Hori e dì Kedar, per splendore, ma vi regnavano la pace e la cultura che avevo tanto a lungo sognato. Era una semplice casa dì legno, ma ben costruita, costruita per durare, al contrario dì tante delle mostruosità moderne che vedo sorgere dì questi tempi: ed era ben ordìnata. Avevamo semplici sedie di legno piegato col fondo dì bambù. Niente tavoli col piano dì marmo con pizzi e frange! Niente vetrinette! Appesi il mio adorato diploma dì insegnante, incorniciato, alla parete, insieme a quadri dì soggetto religioso e ad alcune vedute della campagna inglese. Ebbi anche la fortuna, a quel tempo, dì ricevere la vecchia foto firmata dì uno dei nostri primi missionari. Nell'arredamento della nostra umile casa mia moglie parve profondere tutta l'energia e l'esperienza dei suo trentacinque anni, fino a quel momento repressa. Per lei, come per me, tutto era arrivato in ritardo. Nutrivamo il timore, confermato dall'opinione dì molti amici che dìetro le espressioni di simpatia nascondevano, come avemmo modo dì verificare in segui-_ 112 - V.S. Naipau/

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