Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

raccontistranieri c'eré;laltro che un uomo dei miei mezzi limitati e della mia limitata istruzione potesse fare - e il fatto di essere presbiteriam;>facilitava notevolmente le cose. Attirava la benevolenza dei miei superiori. Mi aiutava anche a essere un buon insegnante, perché non c'era discordanza tra quello che insegnavo e quello in cui credevo. Com'era diversa la posizione di coloro che, non ancora convertiti, tentavano di insegnare nelle scuole presbiteriane! E ora che è arrivato il momento della verità, devo anche dire che la nuova religione mi procurava un grande piacere. Era un piacere sentirmi chiamare Randolph, un nome ricco di riferimenti storici, un nome, penso, perfettamente intonato ai tempi moderni e alla società nella quale mi trovavo a vivere, e dimenticare che una volta - lo ricordo ancora con vergogna - rispondevo, per semplice istinto, al nome di Choonilal. Queste cose, comunque, appartengono a un passato assai lontano. L'ho sepolto. Mi torna in mente, ora, non solo perché è arrivato il momento della verità, ma perché un paio di settimane fa mio figlio Winston, guardando tra le carte di famiglia - chiaramente il ragazzo non aveva alcun diritto di ficcare il naso tra i miei documenti, ma è curioso come sua madre - si è imbattuto in quel nome. Mi ha preso in giro, mi ha praticamente rimproverato di aver avuto un nome del genere, e io, in un accesso d'ira, del quale mi dispiace moltissimo, e per il quale devo trovare il tempo, finché ce n'è, di scusarmi con lui, in un accesso d'ira, dicevo, gli ho dato una solenne battuta, di quelle che somministravo tanto spesso, quand'ero insegnante, a quegli alunni le cui persistenti manchevolezze erano pari alla stupidità e all'arretratezza dei loro genitori. L'arretratezza ha sempre risvegliato la mia ira. Oltre che dal nome Randolph, traevo piacere dai riti solenni e puliti - non ci sono altre parole per definirli - sanciti dalla mia nuova religione. Com'era piacevole, per esempio, alzarsi presto la domenica mattina, lavarsi, far colazione e poi, abbigliato in vesti immacolate, camminare per le strade ancora fresche e tranquille fino al nostro luogo di culto, e li vedere le persone più rispettabili e rispettate, tutte abbigliate in modo altrettanto immacolato, dedicarsi alle devozioni cui anch'io potevo partecipare, dopo esser stato a lungo a esse estraneo, un intruso per il quale le parole Cr"isto ePadre non avevano un significato più importante di inverno,autunno o narciso. I non convertiti, tra gli abitanti del villaggio, dotati di sufficiente energia da esser svegli e operosi a quell'ora, ci guardavano a bocca aperta mentre ci avviavamo in bianca processione verso la nostra chiesa. E anche se la loro ammirazione era dolce, devo confessare che il pensiero di aver fatto parte a mia volta, non molto tempo prima, di quella folla stupita, mi riempiva di vergogna. Passar davanti ai loro occhi mi era particolarmente doloroso perché io, forse più di chiunque altro in quella lenta e solenne processione, conoscevo - e col mio silenzio avallavo da quasi diciotto anni - le prati106 - V.S. Naipaul

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