Linea d'ombra - anno I - n. 3 - ottobre 1983

raccontistranieri - Trinidad V.S. Naipaul Storia di Natale Anche se è la sera della vigilia, non sto pensando al Natale. Non vedo l'ora, invece, che arrivi il giorno dopo Santo Stefano, perché quel giorno gli ispettori del Reparto Revisione Contabile di Port-of-Spain verranno giù al villaggio dove è stata costruita la nuova scuola. Aspetto il loro arrivo con calma. C'è ancora tempo, naturalmente, di fare tutto il necessario. Ma io non lo farò, anche se la mia famiglia, dalla quale, ahimè, è svanito ogni spirito natalizio, mi ha pregato di accantonare i miei scrupoli, la mia rinnovata fede, e di salvare tutti dalla rovina e dal disonore. È in mio potere farlo, ma arriva il momento, nella vita di ciascuno, in cui è necessario prendere posizione. Questo momento, devo confessarlo, è giunto molto tardi, per me. Sembra che tutto sia giunto tardi, per me. Fino a diciott'anni ho continuato a professare la religione induista, anche se di essa vedevo e conoscevo pochissimo, a parte alcuni riti degradanti e privi di significato. Perché non saprei spiegare. Forse a causa dell'inerzia nella quale quella religione addormenta i suoi seguaci. Non ci voleva, dopotutto, una grande intelligenza per capire come l'induismo, coi suoi riti animistici, la sua idolatria, la sua enfasi sulle foglie di mango, le foglie di banano e - la verità è la verità - lo sterco di mucca, non fosse una religione adatta al mondo moderno. Bastava confrontare la posizione degli indù con quella dei cristiani. Bastava prendere in considerazione i diversi standard di vestiario, abitazioni, cibo. Queste differenze sono più o meno scomparse, oggi, e la generazione più giovane faticherà a capire di cosa parlo. Mi si potrebbe perfino rimproverare di troppa importanza al superficiale. Cosa posso dire? Verrei creduto se dicessi che per me il superficiale ha sempre simboleggiato il profondo? Ma è sufficiente, credo, dichiarare che a diciott'anni mi si aprirono gli occhi. Non fu necessario che i missionari della Canadian Mission mi "convertissero". Bastò che guardassi il lavoro che facevano tra gli indù e i musulmani arretrati del mio distretto. Bastò che guardassi le loro scuole, le case dei convertiti. · La religione presbiteriana, quindi, anche se scelta in età già adulta, mi influenzò profondamente. Ero interessato all'insegnamento - non V.S. Naipaul - I05

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