Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

discussione alle obiezioni e alle critiche rimandando alla tiratura dei suoi libri; anche il grande critico può sempre giustificarsi appellandosi al favore del pubblico che si rivela nel plebiscito settimanale dei lettori delle pagine culturali: i suoi indici di lettura sono i più alti. E questo è incontrovertibile; possiamo solo chiederci che uso ne faccia, cioé in quale maniera faccia fronte alla pretesa di ogni critica di porsi come mediazione tra autore e pubblico. L'unico ostacolo sul cammino del grande critico è la sua stessa persona, più precisamente la sua vanità che, in un tale ordine di grandezza, è inevitabile. Il grande critico utilizza infatti l'autore quasi solo come un suggeritore che gli sussurra le battute giuste e il pubblico, allora, non può essere altro che la cassa di risonanza che gli ripete l'eco delle sue stesse parole. Il grande critico infatti non è solo uno scrittore mancato come molti suoi colleghi, è anche l'autore e il pubblico di se stesso riuniti nella stessa e unica persona: i libri e i loro lettori non sono altro che la superficie di attrito, irritante e purtroppo inevitabile, su cui far scoccare la scintilla del suo genio. "La mattina del lunedì, in un'ora in cui, dietro le tende tirate, il giorno è ancora pallido, apriva il Constitutionnel e sentiva che le parole che aveva scelto portavano in molte stanze di Parigi e nello stesso identico momento la novità delle sue idee brillanti, che provocavano in molti quell'ammirazione che si prova per la propria persona quando si assiste alla nascita di un'idea migliore di tutte quelle lette nelle opere degli altri... Mentre sul giorno pallido il cielo si colora di fiamma, nelle strade nebbiose migliaia di giornali umidi di stampa e di foschia mattutina( ... ) portano le sue idee nelle case. Manda subito a comprare altre copie del giornale, per verificare col tatto il miracolo di questa sorprendente moltiplicazione, per imm·aginarsi lo stato d'animo di un nuovo lettore, per aprire con occhi impreparati una copia nuova e trovarvi le stesse idee. E quando il sole ha scavalcato l'orizzonte violet88 - Hans Christoph Buch to, assiste trionfante al sorgere del suo pensiero nello spirito di tutti, alla stessa ora, come fa il sole quando tinge tutto con i suoi colori ... Così i suoi articoli gli apparivano come un arco il cui inizio fosse nel suo pensiero e nella sua prosa e la cui parte terminale affondasse nello spirito e nell'ammirazione dei lettori, dove l'arco si concludeva ricevendo la coloritura finale." A scanso di equivoci dirò che in questo testo non si parla nè di J oachim Kaiser nè di Marcel Reich-Ranicki ma del critico francese Sainte-Beuve (1804-1869) che Proust accusa di aver consegnato la letteratura al feuilleton manipolandola nelle sue causeriesdu lundi, in una forma sublimata di pettegolezzo: argomento di conversazione da cocktail. Nessun recensore è immune da questo pericolo, anzi: la maggior parte dei critici minori ripete gli errori dei grandi, senza possederne i pregi. E per pregio intendo soprattutto quello della chiarezza, cioè della capacità di esprimere giudizi precisi e, perché no, di parte. Nel terrore di essere confusi con i grandi critici, molti critici minori non osano più nemmeno formulare giudizi e si limitano a fornire o puri e semplici indici o panegirici ridondanti. Ma non giudicare è anche un modo del giudizio, perché l'astensionismo favorisce per lo più la maggioranza al potere e una lode esagerata può essere per l'autore più imbarazzante della peggiore stroncatura. Per evitare ulteriori equivoci chiarisco subito che non intendo difendere la causa dell'abolizione della critica ma piuttosto quella di una critica letteraria che sia all'altezza dei propri oggetti. Non è solo questione di talento, è anche questione di disciplina; chi si riduce a scrivere una cartella di 30 righe a 60 battute l'una per un romanzo di 500 pagine, non dovrà meravigliarsi se, alla fine, la sua sarà solo una parafrasi del risvolto di copertina. Nel nostro paese, critici come Susan Sontag o Roland Barthes, i quali prendono sul serio la letteratura, sono ancora fio-

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