discussione Hans Christoph Buch Dellafallibilitàdei papi I rischi professionali del critico Ne ho avuto uno a pranzo senza nessun problema ho mangiato le solite cose, e quello ha spolverato tutta la mia dispensa! Appena l'ho sfamato, che il diavolo lo porti è corso dal vicino a sparlare della mia cucina. La minestra troppo sciapa, l'arrosto poco cotto, il vino quasi acqua, e così via sacramentando! Quel cane maledetto! Un vero recensore. I L'odio mortale tra poeti e critici che traspare da questi versi del giovane Goethe è antico quanto la letteratura stessa. L'immagine mitica del critico è quella del gobbo Tersite di Omero bastonato ferocemente da Ulisse per aver osato ridicolizzare l'esercito greco. Quando il livello di aggressività è così palese, già solo per motivi di stile si è tentati, come spettatori, di prendere le parti di coloro che vengono aggrediti, passando sopra al fatto che, in generale, accade proprio il contrario: non è il critico ad essere vittima dell'autore, ma l'autore del critico. Ed eccomi al primo punto del mio discorso: autore e critico. Nella prospettiva della storia letteraria il loro rapporto è, per così dire, rovesciato: nomi di critici una volta temuti e temibili come Klotz o Kerr, che ai loro tempi dominavano la scena, noi li conosciamo solo dagli scritti po- !emici di Lessing o di Karl Kraus, i quali ne hanno conservato la memoria per i posteri. Anche la gigantesca opera critica di un Lukàcs, rispetto alle obiezioni della sua controparte Brecht, si è sbiadita fino a perdere di significato. Eppure, a posteriori, l'apparenza inganna: al tempo degli autori citati, questi critici non solo avevano l'ultima parola, ma anche il potere di rendere loro la vita molto difficile: il consigliere segreto prussiano Klotz, dall'alto della sua cattedra poteva insultare Lessing chiamandolo magister, mentre la star dei critici berlinesi Alfred Kerr si poteva permettere di augurare all'editore della Fackel una malattia che gli facesse perdere l'uso della parola; mentre Brecht passava in silenzio dall'esilio danese a quello americano, a Mosca Lukàcs liquidava a posteriori interi movimenti artistici come l'espressionismo e la nuova oggettivit~, cosa che per i loro sopravvissuti rappresentanti equivaleva molto spesso a una condanna a morte. In ogni epoca la resistenza degli autori alle pretese dei critici è stato un fatto eccezionale e non la regola; infatti essa richiede non solo ira e spirito polemico, ma anche grande coraggio personale: resistendo l'autore rischia parecchio. E certo non è un caso che gli scritti antilukacsiani di Brecht o quelli di Proust contro SainteBeuve siano apparsi solo postumi. In generale all'autore non resta altro da fare che inghiottire senza discutere il giudizio del critico, anch~ se dovesse pesargli sullo stomaco peggio di un sasso, nella meccanica del fatto letterario non è previsto un tasto per la correzione come quelli di cui Hans Christoph Buch - 85
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