Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

racconti italiani - giovani do lui le faceva capire che non mi avrebbe portato via, che non mi voleva. Rod restava un amico quando non la escludeva. Rod era l'unica cosa che amavo. A Lisa non rimase che accettare in me l'uriica cosa che c'era. Ma si rendeva ben conto che c'era un passaggio in più, un rallentamento. Il mio tramite era inutile. Ero la propaggine di Rod, nemmeno la sua brutta copia. Piuttosto una protesi, l'arto artificiale che le era toccato e che si teneva. Se Rod avesse voluto se la sarebbe presa. Rod non parlava più dei rettili, quando uscivamo era allegro, chiacchierava. Leggeva i giornali e li commentava con ironia, come se non tenessero conto di qualcosa di macroscopico che lui sapeva. Io e mia moglie ci guardavamo negli occhi. Aveva qualche storia di sesso, dopo tanto tempo, qualche donna che portava nei motel fuori città per un paio di sere. Si era dedicato però alle lettere. Ne scriveva in continuazione a tutti, ma soprattutto a me. Riprese anche a suonare la sua vecchia fender. lo lo conoscevo. Si stava congedando lentamente da noi tutti e anche dalle cose che aveva amato, più o meno; pellegrinava nei suoi vecchi luoghi, per distinguere finalmente la crudeltà che lo aveva ingannato. Tornai una sera a casa sua a bere vino. Insistette perché riascoltassimo il suo primo nastro. Era un buon nastro, ma la casa mi sembrò sconvolta come la mente di Rod quando scriveva le sue lettere. Lisa fantasticava sui motel in cui lui portava le sue amiche occasionali. Diceva che Rod aveva ambizioni, aveva una storia. Mi chiedeva di raccontarle quello che Rod mi diceva delle sue amiche. Se ci sapeva fare. Non mentivo perché anch'io amavo Rod, e mi eccitavo. Facevamo l'amore, dopo quei racconti. Tutti e due con Rod, credo. Ma la gelosia dei mammiferi non è immaginaria. Avvertono solo gli odori reali. Sapevo che Rod non degnava Lisa di uno sguardo, che aveva bisogno di un buon dottore, che stava morendo perché era un rettile e che lo sapeva. Cominciai ad allarmarmi quando vidi che non si decideva. Quando capii che prima voleva congedarsi anche da me. E da Lisa. Che voleva che il triangolo dei tradimenti fosse equilibrato. Una sera venne da noi con una sua amica: era un espediente numerico, non lo aveva fatto da tempo, preferiva ormai parlare con Lisa, raccontarle sboccatamente le avventure guardandola fisso negli occhi. Io impallidivo, ma poi mi scioglievo. Era sempre Rod. Dopo cena volle a tutti i costi portarci nella sua stamberga, ci offrì il solito vino, ci fece sentire il suo nastro. Lisa mostrava le cosce dicendo che era davvero sempre un buon nastro. Non temevo nulla. Ero ubriaco e mi sentivo in debito nei confronti di Rod: io sarei sopravvissuto. Nella sua casa folle piena di carte ammucchiate e di disegni di brontosauri, i sauro-tuoni, 40 - Claudio Lo/li

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