raccontiitaliani - giovani Claudio Lolli Consideraziondi i unrettile Io e Rodolfo eravamo amici da sempre, nelle scuole e nei bar, nei cortili e nei giardini, nei locali e negli appartamentini di giro, quando finalmente qualche paio di occhi azzurri si era deciso a posarsi sui nostri volti scuri, poetico down, blues psicofisico. La casa del resto era la stessa, e il piano, il pianerottolo. Ci chiamavamo col fischio sulle scale, ci bussavamo nei muri che ci erano comuni, lanciavamo frecce con punta di spillo da un balcone all'altro. Lo chiamavamo London quel quartiere in cui ci aggiravamo disperati, perché eravamo sicuri che London, quella del fumo, quella della nebbia grigia, quella dei quartieri e della metro, doveva essere così. E anche perché assomigliava a lodon, alla calma fitta dei peli contro il freddo, mattinate buie, nell'andare a scuola, di vivo c'erano ancora solo i piedi. Non ci siamo mai spostati di molto: cambiate le case per via di donne e genitori, ma rimasti nello stesso quartiere, sempre· a un tiro di scala, a un tiro di pomeriggio sbilenco. Finché non è morto l'ho visto spesso Rod. Ci lamentavamo sempre, ma non saremmo mai riusciti a immaginarci niente di diverso da London, dalle sue strade larghe ma impraticabili. Niente di diver o dalla voglia di uscire di casa e dalla voglia di tornarci dentro subito. Eravamo indecisi su cosa fosse peggio. Appena si apriva il portone e si era fuori era il blocco: non si sapeva cosa fare: la voglia di uscire ce l'eravamo già bruciata sulle scale, un gradino dopo l'altro. Dopo averlo capito scendevamo molto lentamente, ci fermavamo a parlare su qualche ripiano, facevamo finta di dimenticarci qualcosa per poter tornare su a prenderlo e ridiscendere. A lungo andare non funzionò, e ci accontentammo della fortuna che ci era toccata per il fatto di abitare in cima. Stare in cima è bello, dicono, perché si ha la testa fra le nuvole e si hanno i piedi per terra. Non ho mai capito se è vero, però mi ricordo le scale, la loro impre sionante lunghezza, il ritardo che imponevano al bisogno di u cire, al riscontro che non era un progetto, ma un guscio vuoto. Claudio Lo/li - 31
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