Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

raccontiitaliani - giovani - Che pensi di fare? - - Un lavoro qualsiasi. Di mestieri so farne parecchi, oramai. - - E dopo qui non ci resterà nessuno? - Non rispose perché stava per rispondere che lì, già non c'era più nessuno; che se anche fosse continuata a restarci fino alla morte del padre, della sua, sarebbe continuato a non starci nessuno. Disse invece: - Può darsi che non troverà niente. O lo troverà chissà quando. Non è facile oggigiorno. - La nebbia, di sotto, continuava a salire. Si sfilacciava dentro i boschi, fra i tronchi, che erano come invasi da un vento materiale che però non agitava una foglia, o da una fiumana così leggera che poteva ascendere, abbandonare il colle e salire nell'aria. Saliva anche dalla parte loro, le aveva avvolte insieme alla casa e scivolava già sulla vigna verso i castagneti. La donna aveva abbassato la testa e non aveva più seguito le ultime fasi di quell'evento. Aveva anche ritirato le mani e s'era raccolta in un pensare ch'era senza parole, neanche interne; un pensiero inarticolato, condensato nella fissità dell'espressione. Poi disse, ma non uscendo da quel suo muto pensare: - Oggi venite da me, a pranzo. Ho tutto pronto. Scendo solo a prendere il pane. - S'avvicinò al muro, sciolse i nodi del fazzoletto col quale aveva portato i due piatti messi uno a coperchio dell'altro, lo piegò dopo averlo sfilato di sotto e chiese ancora: - Ti serve qualcosa? - prima di cominciare a scendere. Non le serviva niente, dalla bottega del paese. Seguì con lo sguardo la figura che scendeva, i suoi passi che ogni tanto scivolavano sulla breccia; fino a quando non scomparve dentro la viottola che, qualche metro prima della curva sul fondo, s'apriva sulla sinistra per una ripida scorciatoia. Sarebbe ricomparsa di lì a non molto sul ponte, dalla piazza avrebbe salito la breve costa selciata. Tornare sarebbe stato più lungo, la viottola in alcuni punti era talmente scoscesa che costringeva a fermarsi per riprendere fiato. Leandro Angeletti - 29

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