Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

racconti italiani - giovani che ricordava appena o non conosceva per niente. Anche di sotto s'era fermato qualche gruppetto, e già qualcuno riprendeva .a scendere scomparendo dietro il ciglione man mano che la strada s'abbassava, quasi scivolando nel vuoto. Ogni fatto di ciascuno, nel paese, era vissuto da tutti, la nascita come la morte, il matrimonio e la malattia, la partenza e il ritorno. "Una volta" si partecipava con qualcosa, un etto di caffè, un chilo di zucchero - le uniche cose che si compravano - oppure un po' d'uova, una salsiccia se ne era il periodo, un fiasco di vino; "una volta", quando dal paese ancora non se n'era andato nessuno e pochi erano saliti in una macchina, si conoscevano solo i paesi vicini e ci si muoveva solo a piedi, anche quando bisognava coprire chilometri per fare un lavoro, o vendere qualcosa - le castagne, le patate, le ceste di vimini - portato in testa dalle donne per ore di cammino, o a spalla dagli uomini, chi non aveva una bestia da caricare. "Una volta", quando qualche famiglia, come raccontava la madre, rimediava la cena con un'aringa appesa sul tavolo e ognuno, a turno, ci strofinava il pezzo di pane, tante volte ciascuno, per parecchie sere di seguito. E non erano i più sventurati, ch'erano quelli che la cena la rimediavano una sera ogni tanto, e il pranzo anche, e bisognava, chi possedeva perché era andato fuori a suo tempo, all'estero a lavorare, e s'era potuto riscattare un pezzo di terra, ogni tanto aiutare con una pagnotta, un pezzo di lardo, un salame. Ch'erano quelli che poi se n'erano andati per primi, a fare qualsiasi lavoro da qualsiasi parte. Adesso non si portava più, al di fuori della propria persona e la partecipazione al lutto, o alla festa; quelle cose, tutte commestibili, appartenevano al tempo del bisogno: finito quel tempo, avevano perso anche il valore del dono. Portarle poteva suonare un'offesa, un'allusione, involontaria, ma non meno inopportuna. Anche i funerali, che ci sarebbero stati il pomeriggio del giorno dopo, avrebbero visto partecipare tutto il paese, in un tragitto che lei già conosceva in ogni suo momento: quattro uomini, il fratello suo cugino e due amici, avrebbero portato la cassa a spalla fino in chiesa, col prete avanti e loro della famiglia dietro, dandosi il cambio ogni tanto. Dalla chiesa, dopo l'ufficio funebre cui avevano partecipato tutti, dentro e fuori perché la chiesa era piccola, sarebbero ridiscesi in piazza e da qui, in processione lentissima e con soste brevi per la sostituzione delle spalle, si sarebbero avviati dentro la viottola che, costeggiando il fiume, raggiungeva il cimitero. Ricoperta la fossa e piantata la piccola croce, ciascuno si sarebbe disperso fra i cipressi a ritrovare quella di qualche parente defunto; i ritorni sarebbero stati scaglionati, a seconda delle proprie sollecitudini e occupazioni. Dal punto dove guardava la finestra, il muretto del cimitero si vedeva tutto nel suo perimetro irregolare, leggermente in salita, in mezzo 24 - Leandro Angeletti

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