Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

narrativae cinema Sono scivolata sulla pietra senza più voglia di resistere e per un po' ho sentito che la ragazzina frugava sul mio corpo, mi accarezzava come se avesse trovato il suo gatto e diceva delle parole infantili tanto che ho perfino sospettato che probabilmente il gatto era là sotto. Ma ero stordita, non capivo bene o forse non potevo capire anche se c'era qualcosa di disgustoso. D'improvviso la signora ha un grido e indica il cespuglio sul bordo del fosso. SIGNORA: Eccolo! Prendilo! E anche Burro intrawede il gatto rosso. È appena apparso sulla cresta del fosso al limite del campo verde sul quale spicca il pavimento delle chiesa. E vede anche in mezzo ad un ciuffo d'erba secca, i due occhi della ragazzina fatti con l'inchiostro. Burro si alza di scatto e corre verso il fosso. Insegue il gatto rosso che scappa. Raggiunge un prato di cardi selvatici e spinosi. Si guarda attorno e non vede nè il gatto nè la ragazzina. Allora torna al pavimento dell'abbazia e scopre che il labirinto è deserto e assolato, sembra una chiocciola schiacciata, un fossile. Anche la signora è scomparsa. Burro si distende sfinito sul quel pavimento. Dopo un po', tirando su la testa, si accorge che il gatto rosso è in fondo al grande rettangolo di pietra. L'animale si awicina alle sue gambe e striscia il muso contro il panno dei calzoni con un miagolio sordo e sornione. Una bestia dolcissima. Burro si gira per accarezzarlo. Si stende sulla schiena per farlo camminare sul corpo. Si fa pestare dalle sue zampe morbide. Ma ecco che vede sopra di lui, in piedi, la ragazzina con gli occhi neri. Sorride con una dolcezza selvaggia. I capelli in disordine e arruffati. Le mani pendono lungo il corpo appena segnato da volumi morbidi. Adesso si piega raccogliendo il suo gatto ma Burro con una mano glielo impedisce. Lei ride con gli occhi. Dei luccichii misteriosi. Si mette ad accarezzare il gatto dalla testa lungo la schiena e sulla coda. Lentamente. Una o due volte, molte volte fino al punto dove il corpo di Burro si gonfia. La ragazzina non se ne accorge o fa finta. La sua mano diventa sempre più pesante, piega la testa del gatto, gli curva la schiena e pesa sulla coda fino a divertirsi a stringerla e a farsela sfilare nella mano toccando contemporaneamente col dorso delle dita i calzoni gonfi di Burro. Finchè una macchia di bagnato scoppia sulla stoffa e le raggela la sua emozione con un sorriso distante ed assurdo. Solleva il gatto districando le unghie di una zampa che si erano impigliate nella stoffa e si allontana senza una parola e senza un rumore. Burro si addormenta. O già dormiva? (Continua) 248 - Tonino Guerra

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