narrativae cinema duto in una delle prime file di sedie. Si chiama Burro, un giovane sui trent'anni, con la faccia abbastanza fresca e bambinesca. È semiaddormentato. Con gli occhi socchiusi fissa lo schermo e non capiamo se dorme o segue, se pur con una vaga attenzione, i personaggi che viaggiano sul treno. Sulle ginocchia tiene una specie di vassoio con bretelle che gli girano intorno al collo, per la vendita di bibite e caramell. Ora sembra fissare attraverso la fessura degli occhi ... .. .la bella donna sui trent'anni che viaggia in treno e che abbiamo notato in una delle prime inquadrature. Vicino a lei c'è sempre il giovane grasso già descritto con la faccia schiacciata contro il palmo della mano. Il viso di Burro ha come un attimo di maggiore concentrazione, tanto è vero che in mezzo alle labbra appare la lingua che si muove per inumidirle appena. Rivediamo ancora una volta la donna sul treno e accanto a lei il giovane. Ma il giovane non è più quello di prima: è Burro. Chiaramente Burro con la sua immaginazione si è sostituito all'altro ragazzo. È una sostituzione che ci lascia per qualche attimo perplessi, perché i due si assomigliano molto nel fisico e quindi il cambiamento si avverte appena. È chiara però una cosa: il Burro che viaggia adesso in treno non dorme, anche se tiene gli occhi chiusi. Una delle due mani cade maliziosamente sul grembo della donna, dove resta qualche attimo per fingere un incidente naturale ma poi si insinua in mezzo alle pieghe della sottana alla ricerca di un punto ben preciso. La donna dorme, forse non sente, forse lascia fare. Il vero Burro, seduto nella platea, sembra bearsi di questa sua immaginazione che sta concretizzandosi in qualcosa che evidentemente riempie i suoi desideri. Ripete i gesti che fa fare al suo sosia sul treno, giranclosi ad amoreggiare con la poltrona vuota che ha accanto. Il treno adesso è visto dall'esterno. Scorre fino ad allontanarsi verso l'orizzonte e sulle lunghe rotaie che lascia scoperte; al suo passaggio compare la parola: FINE. Nella sala si accendono le luci anche se fioche. Gli spettatori, compreso Burro, che per stare più comodo ha il corpo tutto disteso sulla poltroncina di legno, così da avere le gambe allungate fino all'inverosimile e la schiena che poggia sul piano del sedile, continuano a dormire. Anzi, siccome adesso è cessato il rumore del treno, sentiamo il loro respiro pesante e qualcuno che russa. Sul fondo della platea un uomo sui 50 anni tira con violenza le tende, si inoltra nella sala ad osservare curioso gli spettatori che dormono. D'improvviso batte le mani e grida: PROPRIETARJO: Finito! È finito! Andiamo che è tardi! Tonino Guerra - 241
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