racconti italiani - giovani mai soli, e tutto aveva un colore diverso e non c'era uno spino che non fos e coltivato, con tutte le bestie che c'erano, col lavoro che c'era". Due pomeriggi avanti, ch'era voluta uscire sul pianerottolo a prendersi un po' di sole, aveva detto: - Fra poco l'erba entrerà in cuéina. - Lei l'aveva sentita da dentro sparecchiando. - Quando saremo morti noi ci verranno a ballare gli scoiattoli, dentro casa. E se qualcuno vorrà entrare per vedere chi c'è stato, dovrà portarsi l'accetta, per passare. - E poi, dopo parecchio che doveva essersi continuato dentro un discorso conseguente e conclusivo: - Avete fatto bene, tu e tuo fratello, ad andarvene via. Qui, oramai, non è più il tempo. - Aveva, da quando era arrivata, cercato sempre di parlare; era capitato di sentirsela arrivare piano dietro, mentre accendeva il fuoco, o lavava sul lavandino, o stava davanti ai fornelli, con le ciabatte che strascicavano. Rimaneva lì, poggiata con le mani ad una sedia, come per voler dire qualcosa che lei stessa non riusciva ancora a capire bene, cominciava una frase che poi lasciava interrotta, i spostava per la cucina, ricominciava a parlare finché, stanca: - Mi tremano le ginocchia, - non tornava in camera portandosi dietro la sedia per sostenersi. - No, vado da sola, - le volte che s'era avvicinata per accompagnarla. - Ancora ce la faccio. - Non le aveva mai chiesto di lei, del lavoro. Tutto il suo parlare di quei giorni era stato il desiderio di sapere e la sua elusione, per l'insormontabile timore di fare cosa non gradita, inopportuna, dopo essersi vanamente dibattuta a trovare uno spunto per allusioni e aver anche rinunciato a quello che doveva esserle parso un imbroglio ai danni della figlia. Aveva senz'altro intuito che il suo ritorno e la sua permanenza mai tanto prolungata erano legati, al di là della sua malattia, a qualche fatto di grossa importanza; ma s'era contentata di cercarne una grossa decifrazione attraverso i segni insoliti del suo muoversi per la casa. A guardarla, supina come l'aveva composta, nella luce gialla che aveva acceso dopo aver accostato gli scuri, era già lontanissima l'immagine di lei che, la sera prima, s'avviava verso la camera insieme al marito, un po' sorretta e poggiata, dicendo mentre spariva nel corridoio: - Vattene a letto pure tu. È meglio che non fai tardi e riposi. - Già sembrava che quella cessazione fosse già avvenuta, molto tempo addietro, così le parole e i faticosi movimenti dei giorni trascorsi, quasi la ripetizione i lei avesse fatto rimuovere. E il corpo, li davanti, da sempre così fermo, come il letto, il comodino, la cassa, il volto fissato in una maschera senza più espressione. Un'immobilità di secoli, che forse era stato appena l'attimo d'accorgersene e spalancare la bocca per chiamare qualcuno. Avvisato da lei stessa che s'era fatta accompagnare al telefono più vicino, il fratello arrivò il primo pomeriggio insieme alla moglie e i due bambini. Posteggiò la macchina proprio sotto le finestre, dopo aver girato sullo slargo d'incontro delle due strade, e sali di cor a quando gli altri dovevano ancora aprire gli sportelli. 22 - Leandro Angeletti
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