racconti italiani - giovani pena trovato il primo lavoro presso un negozio, due camerette in un palazzone insieme ad un'altra poco più grande che lavorava con lei. E poi altri lavori, altre stanze, da sola o in compagnia, per qualche mese, qualche anno, fino a quando non aveva trovato la maglieria, ch'era stata, fino a qualche giorno prima, una sistemazione definitiva. Le pareva, dopo qualche giorno appena che n'era uscita, che fosse stato il tempo d'un'altra, d'un'altra vita, quegli anni, una ventina, ch'erano stati soltanto il succedersi dei cambiamenti: del lavoro, delle stanze, delle strade che ogni volta li univano, delle compagne di lavoro. E non restava, adesso, che la sequenza raccorciata dei giorni che avevano iniziato e chiuso un periodo, quasi gli intervalli, lunghi o brevi, fossero stati di niente, gesti e parole non compiuti, o non registrati, o fatti da altri. E gli anni trascorsi nella maglieria, più della metà, fossero stati un'unica giornata ripetuta infinitamente, o un'infinità di giorni contratti in uno soltanto: la sveglia alle sette, mezz'ora per prepararsi e fare colazione, dieci minuti per percorrere il tratto di strada dentro vecchi palazzi, il rumore delle macchine fino all'ora del pranzo, due ore di riposo per mangiare e fare quattro passi intorno in un tragitto che dopo un po' si faceva macchinalmente, e il lavoro ancora, fino a quando si staccava e ognuna se ne ritornava a casa, le braccia inerti, la testa rintronata, senza più voglia di dire una parola. Anche di un'altra le pareva la smania che per tanti anni l'aveva allontanata, l'aveva, contro il suo stesso desiderio, fatta estranea perfino ai suoi; inconcepibili le tribolazioni e le fatiche che era riuscita a sopportare, che adesso spaventavano anche nel ricordo, figurarsi l'idea di doverle riaffrontare. Le tornarono in mente le parole di qualcuno che se n'era andato prima di lei, che non aveva compreso subito, le immagini di chi tornava dopo qualche tempo; non era più un mistero l'aria che li teneva immobili, i due giorni che restavano, le mani in tasca dentro abiti nuovi, come assenti, ormai per sempre, alla propria persona. La trovò nella posizione in cui l'aveva accolta il mattino del suo ritorno, ch'era la posizione abituale del riposo, un po' girata sul fianco verso la porta come a prevenire ogni entrata, le braccia fuori delle coperte scostate dal corpo, la testa sui cuscini con un'impressione dirigidezza in una leggera torsione del collo; nella penombra della piccola finestra pareva ancora che la guardasse mentre entrava, girava ai piedi del letto e veniva a deporre la tazza del latte sul comodino. Non l'insospettì nemmeno il mancato cenno della voce con cui l'accoglieva ogni mattina, una specie di sussulto gutturale, quasi la rimozione d'un intoppo della laringe per avviarsi a parlare e che invece rimaneva isolato nel silenzio della camera, sul letto disfatto dalla parte che il padre aveva lasciato da un pezzo e ricoperto alla meglio. Fu quando già stava per rientrare in cucina, che notò come non si Leandro A ngeletti - 19
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