raccontiitaliani - giovani tre lei lo teneva sotto con le spalle, il padre lo legava rapidamente al basto; e poi nella cantina intorno al torchio impiastricciati d'uva e puzzolenti di vinacce; la figura ossuta e alta, il volto ben rasato, come sempre, gli occhi piccoli e chiari che neanche l'età aveva spento nella loro mobilità d'uccello immalinconito. Da poco era u cito per scendere in paese - ne aveva seguito i passi sulla breccia della strada, seduta sul pianerottolo nell'ora che ci batteva il sole, dopo aver aiutato la madre a mettersi a letto che per il pranzo aveva voluto abbandonare - come ogni pomeriggio di festa, con la giacca e i pantaloni, la camicia e le scarpe della festa, approfittando della presenza della figlia. - Non è più voluto scendere, - aveva commentato la madre. - Da quando sto a letto non s'è mosso neanche lui, neanche quando a farmi compagnia è venuta Matilde, - la donna dietro la curva, che verso sera avrebbero vista entrare senza averla sentita arrivare, così leggera toccava terra solo con un peso in testa. Il calendario segnava una festività per una vasta zona che comprendeva diversi paesi, e dal mattino da dentro le montagne echeggiavano scoppi di mortai; qualche macchina era passata sulla strada, qualche motocicletta, a raggiungere dov'era stata organizzata qualcosa. Il paese, di sotto, s'era svuotato dei pochi che di solito sostavano in piazza, davanti all'osteria; il padre avrebbe passato il pomeriggio a casa del fratello - ricordava un piccolo fosso a dividerla dalle case vicine e quando pioveva qualche giorno di seguito bisognava fare un salto per passarlo. Tutto, appena scendeva dalla corriera, le ritornava abitudinario, ogni reces o vivo nel suo colore, nel suo respiro, nemmeno se ne fosse andata ieri. Così con1e tutto spariva non appena rientrava fra i primi palazzi della città, quasi che il tempo dei due viaggi fosse il tempo d'un incantesimo: il passaggio fra due nature che si escludessero reciprocamente, fra immagini che non potevano tollerare convivenze e fosse necessario un rito tortuoso e stremante per passare dall'una all'altra. Era, forse, per quanto era costato, raggiungere l'altra realtà, e quanto poi restarci, che la distanza, già concretamente lunga e scomoda, era divenuta siderale. Lo spavento della madre, l'incredulità del padre e del fratello, quando aveva manifestato la volontà d'andarsene anche lei, come tanti prima e dopo di lei, avevano dato, a lei che conosceva appena altri due paesi del circondario, la sensazione d'un salto nell'universo, per approdare, quando proprio stava per mancare il fiato e un altro secondo sarebbero esplosi il cuore i polmoni la testa, in un pianeta tutto da esplorare, con le incognite e le paure, le cautele e le diffidenze, gli scoramenti e le solitudini, dove a niente potevano servire le conoscenze del mondo appena lasciato ed era necessario farsene di nuove. Aveva abitato dapprima presso alcuni parenti e un mese dopo, ap18 - Leandro Angeletti
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