Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

poeti italiani sottobraccio, si dirigono verso i giardini che circondano la rocca e quando è bella stagione, siedono sulle panchine a scambiarsi qualche rara parola. A volte tra queste e quelli s'intreccia una difficile conversazione che ha insieme del rustico e dell'urbano, mentre le rondini che in questi luoghi eminenti si stanziano più numerose, imperversano abbassandosi fino a sfiorare le selci erbose e i parapetti e l'esalazione dolciastra degli alberi e il respiro della campagna in fermento stordiscono un poco. È anche l'ora che qualche vecchio solitario interrompe gli studi di storia locale o familiare - passatempi e manìe delle antiche e decadute città gentilizie - ed esce col bastone per una passeggiata lungo i viali del giardino pubblico ornato con gran decoro. Qui, nelle sere di piena estate, quando la gente è di necessità meno casalinga, si riversano in gran parte le comitive di giovani e le famiglie e si aggirano tra le piante o siedono sul muro a guardare la pianura costellata di luci mentre qualche lucciola, lassù più tardiva, si accende nel buio. E non mancano, o almeno non mancavano fino a pochi anni addietro, anziane e pacifiche persone che vengono a villeggiare dalle città vicine, i più modesti alloggiandosi in case di conoscenti o privati, i più agiati - funzionari o colonnelli in pensione - nell'albergo di vecchia tranquillità e discrezione che non lontano dalla rocca respira tutta quell'aria e guarda l'ameno, luminoso orizzonte. Il giorno di mercato la piazza e le vie adiacenti sono occupate da una folla di mercanti e di venditori ambulanti, di contadini saliti con la corriera o con quei fortunosi camioncini ricavati da vecchie auto, con le tende sventolanti: e allora si vede sciamare per le strade, per le antiche e assorte strade di San Miniato una gente di corporatura più tozza e robusta, di sangue più spesso, di colorito più abbronzato che porta il senso di una vita più aggressiva e combattuta. Nelle trattorie, nelle rivendite di vino, nei caffè c'è un diffuso clamore e le donne venute dalla campagna, alle quali sotto la pelle liscia scorre un sangue tranquillo e sciolto, si aggirano tra le bancarelle e i negozi osservando le pezze di stoffa esposte o utensili da cucina. I cittadini accolgono senza fastidio quel rustico ingombro, ma se ne tengono per la maggior parte al di fuori se non vi sono implicati per il loro commercio. E quando, nelle prime ore del pomeriggio, tutto finisce e giù per la serpentina che scende al piano si vedono apparire e sparire la corriera e i camioncini stivati di attrezzi e di merci che se ne vanno tra lo sventolare delle tende nella corsa, San Miniato ritorna al suo silenzio e aspetta la sera e la notte mentre qualcuno si ripromette sul vespro un incontro tenacemente atteso, e chi sogna di uscirne va col pensiero assai più lontano di quanto siano andati i numerosi invasori della giornata. I ragazzi tornano in frotte dalle escursioni nella campagna e riportano canne e trofei dagli anfratti ombrosi dove hanno giocato nelle ore di sole e dalle gore e dai corsi d'acqua dove si sono tuffati. Rientrano impolverati e un po' malinconici nello loro case: il giorno è finito. Mario Luzi - 191

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