Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

poeti italiani Ritorno a San Miniato Sono ormai molti anni che non rivedo dawero San Miniato. Vi misi piede, qualche tempo fa, durante il ritorno da Volterra: una rapida corsa che mi permise appena di misurare quanto la guerra aveva distrutto: la torre della rocca che si levava, squadrata e agile, sull'orlo della balza a vigilare l'immensa vallata dell'Arno e Fucecchio e il suo luminoso "padule", belle case lungo il corso e perfino un'ala del palazzo di Giuliano di Baccio d' Agnolo, nella sua piazzetta rientrante, presso la porta ser Ridolfo. Avevo saputo anche di episodi angosciosi awenuti nella cattedrale e altrove durante i fatti d'arme di quell'estate in cui la cittadina era venuta a trovarsi sul fronte: e quelle notizie mi venivano in mente quel pomeriggio di domenica mentre mi aggiravo per le strade quasi deserte, tra macerie e rovine ancora del tutto evidenti, per quanto sfiammate e quasi spente, e non incontravo nessuna persona di conoscenza. Quasi dieci anni prima ero salito lassù per la prima volta lungo la serpentina che dalla provinciale monta lentamente sul poggio e si innalza come un volo sulla pianura chiara, verde-azzurra fin dove i monti pisani e lucchesi non sfumano in grigio o violetto. La piccola città si allunga sul crinale e dall'altra parte si affaccia sulla valle dell'Elsa disseminata in lontananza di poderi e ville sui poggi mentre dai suoi margini estremi a sud-ovest guarda il più spazioso e desolato rincorrersi dei clivi verso le biancane di Volterra e della Maremma. Ma essa si apre sopra tutto verso Pisa e l'occidente, e da quella parte riceve la gran luce che vibra o fumiga o languisce, rotta a tappe da sorrisi e da ombre, sul cammino ampio e fecondo dell'Arno. Tanto spazio intorno produce un silenzio che dove la città si allarga e vi sono orti o giardini diventa quiete, ma dove invece si rinserra nelle sue strade e nei suoi vicoli ristagna come invincibile uggia. Non si possono rompere le modeste faccende della vita ogni giorno che scorre tranquilla e quasi invisibile in qualche mediocre commercio, in qualche lavoro artigiano, in qualche ufficio pubblico da sottoprefettura, dietro le vecchie e a volte insigni facciate, mentre gli intensi e vitali traffici si svolgono laggiù sulle rive del fiume e nella sua pianura. Ma non per questo San Miniato indulge ad abitudini paesane; la sua cattedrale, la sua rocca - sede di vicari imperiali in Toscana - il suo bel vescovado sulla piazza di pietra e d'erba, i suoi palazzi, la nobiltà stessa delle case comuni impedirebbero codesto contegno: e d'altra parte la gente è riservata, poco incline alle facili comunelle e ai modi spicciativi e familiari e più alla discrezione magari risentita e a volte malevola. Nei lunghi pomeriggi si aggirano per le vie o sostano nel caffè della piazza a giocare al biliardo pochi giovani, per lo più studenti; ma più spesso escono nella campagna e rientrano con le facce accaldate nell'uggia dell'abitato all'ora che alcune ragazze, a coppie, tenendosi 190 - Mario Luzi

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==