Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

discussione Grazia Cherchi Ricordodi VittorioSereni "Pochi sanno essere vecchi". E Vittorio Sereni non era, a mio avviso, tra i pochi. Così, quando ho appreso la notizia della sua morte, ho anche pensato che molto gli veniva risparmiato: la forza sarebbe diventata "una perduta forza", la gioia "una remota gioia". Nel corso dell'Sl/82 siaAracoeli di Elsa Morante che il suo Stella variabile li avevosentiti come due grandi congedi dalla vita. E se Elsa andava ripetendo che nel mondo d'oggi non c'era più spazio per lei, in Sereni avvertivo il rifiuto netto e trepido della vecchiaia. "Voglio viaggiare, andare via, via!" mi disse poco prima di morire, in un incontro casuale. E c'era un'ansietà nella sua voce, quasi un tremito a stento padroneggiatoche mi spaventò. Seppi poi che si proponeva di tornare in Egitto. Sereni volevasempre tornare nei posti, magari rifacendo gli stessi itinerari, interessato solo a certecose che poi lasciava macerare a lungo in sè, con masochistica fermezza. Poiché la vera fedeltà di Sereni era ai luoghi ancor più che alle persone. A Luino, ad esempio, o a Bocca di Magra, dove andai a trovarlo anni fa insieme ad amici. Ci fece fare un itinerario ben preciso, quasi seguendo un rituale. A chi gli faceva notare che il suo prediletto posto di vacanza si era, come tutto, irrimediabilmente guastato, annuiva distrattamente: la cosa in realtà non lo toccava, anzi, forse, non gli dispiaceva. Il posto di vacanza mutava insiemea lui e così era giusto che fosse, per qualche suo personale motivo. Ho frequentato Sereni per un decennio, quello degli anni '60. Amavo molto la sua poesia e trovo Gli strumenti umani uno dei grandi libri del Novecento. Mi leggeva spesso, ancora inediti, i suoi versi stupendi, pieni di furore e di sorvegliato abbandono, anche perché, soprattutto perché, era curioso delle reazioni dei non addetti ai lavori (un giorno mi lesse da un'agenda un unico verso: "nulla nessuno in nessun luogo mai" che dopo un paio d'anni ritrovai a chiusa di una tra le sue poesie che prediligo Intervista a un suicida: lavorava così, per lenti accumuli). Una persona, Sereni, non facile da capire, sia perché molto schiva, di un'estrema riservatezza, sia perché i suoi improvvisi entusiasmi e i suoi repentini rancori avevano sempre qualcosa di così infantile e inerme da riuscire alla fine misteriosi. Molto apprensivo e ansioso, capace di profondi corrucci, mai indulgente con sè, tendeva a drammatizzare cose che ad altri potevano sembrare irrilevanti: uno sgarbo (magari casuale), una dimenticanza (magari non così emblematica), un invito che tardava ad arrivare (odiava la mondanità, ma diceva scherzando su se stesso: "Non ci vado mai, ma esigo di essere sempre invitato!"). Così, di fronte al suo essere continuamente sul piede di guerra, al suo prendersela troppo, lo invitavo a risparmiarsi, a lasciar perdere: lo spreco di sè e il conseguente logorio nervoso mi sembravano eccessiviper individui che non ne valevano assolutamente la pena. "Ma insomma - dicevo parafrasandolo - si deci da una buona volta a miniaturizzarli nel ricordo!''. Il suo perenne stato di preallar- _ me o allarme divertiva per esempio molto i compagni di vacanza di Bocca di Magra: chi non lo ricorda spiare preoccupato la strada di fronte a casa, peraltro del tutto Grazia Cherchi - 187

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