Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

narrativae memoria poesia erano assegnate al verso. Una realtà trasparente, una orta di sfera poetica. Direi che la chiarezza del cristallo faceva da impalcatura alla poesia. In quel mondo così difficile, se imposto a una bambina, qualche volta entivo un'euforia, un benessere inde crivibile; e quando ero stanca di correre per le vie di Trieste, entravo in ca a per disegnare a rapidi tratti le mie fantasie sul blocco da disegno. Una era abbozzai Trieste, città trasparente, città di cristallo. Ero piuttosto alta e magra. Sembravo molto debole. Pareva che le gambe non mi sostene ero. Le piante dei piedi andavano in dentro, le spalle erano sollevate. Non era molto attraente la sua Linuccia. Mio padre mi trascinava dietro a rapidi passi lungo le vie di Trie te. Incrociavamo i compagni della scuola. Da un ragazzo biondo come il grano mi veniva la felicità di cui traboccavo. Estranea a me tessa, lontana dalla poesia di Saba, sedevo immu onlita ul parapetto della scuola, come se avessi dato un appuntamento a qualcuno. Più di mezzo ecolo fa, a Trieste, c'era frequenza di contatti tra ragazzi e ragazze. C'era una maggiore libertà che nel resto del paese. Mio padre aveva la co tante paura che mi face si venire la voglia del gelato proSaba e Carlo Levi Linuccia Saba - 183

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