narrativae memoria mia madre e mio padre, rimasti chiusi li, in quella casa, nella quale io sola entravo, senza poter mai, nè di giorno nè di notte, fare il più piccolo rumore, perché la casa era abbandonata, e doveva apparire disabitata. Rivedevo i loro occhi quando andavo da loro: il sollievo di rivedermi dopo le lunghe ore di solitudine, e l'infinita sofferenza che li distruggeva. La casa era illuminata da una sola lampada a petrolio, perché neppure per lo spazio di un secondo i viandanti dalla strada dovevano conoscere la nostra vita nascosta. A Firenze quell'inverno c'era un nazista in ogni strada. Passavo il tempo facendo scorrere la mano sul mogano, sul palissandro, sugli oggetti lasciati da generazioni. Ricordo quel cielo da fine del mondo. Saba recitava qualche verso con un dato timbro di voce. Aveva quest'ultima felicità: una lettura lo aiutava ancora a vivere. Avevo disfatto il mio bagaglio. Parlava dei suoi pochi libri col tono di qualcuno che sa di possedere l'avvenire. La gloria transitoria dei contemporanei lo impressionava molto meno delle pagine eterne dei lirici greci. Ma di fronte alla tragedia classica quegli anni che vivevamo erano densi di un dramma che non s'inventa. Più della storia, la poesia era per Saba un conforto. Alcuni uomini attraversavano in fretta la strada, seguiva uno scoppio, il rumore delle sirene, un crepitare di mitragliatrici ... Gli ebrei da anni immemorabili erano stati designati dalla sorte a riparare. Eravamo gli eredi di una vergogna, e la nostra vocazione era di cancellarla. L'occupazione nazista fu una sorta di lavoro che rivelò a ognuno di noi il suo vero volto. Se Saba era rimasto calmo, non era tanto per naturale coraggio, ma perché era convinto che quella nazione accecata non aveva alcuna possibilità di vittoria. La poesia era un fato comune in casa. Il destino di poeta in Saba ci interessava solo perché sarebbe potuto diventare anche il nostro. Una edesima maledizione per noi e per lui? Ricordo che durante tutta la ia infanzia e adolescenza la domenica pomeriggio come divertimento · propinava la lettura di una tragedia greca. La sua carica emotiva, oltreché dalla voce, si manifestava attraverso i gesti e le significazioni. E si meravigliava ogni volta del piacere che mi trasmetteva. Volevo condurre una vita libera, senza orari nè pensieri. Ma i bei giorni della mia fanciullezza si facevano sempre più rari. Avrei pref erito uscire per fare una passeggiata. Ma Saba mi implorava di restare a casa ad ascoltarlo. A me piaceva come diceva i versi. Lo prendevano molto in giro per questo. A volte era oggetto di pesanti caricature. Per me era diverso. Poiché le prime poesie le ho intese da lui. Quello di Saba sembrava il modo più naturale di leggere i versi. Dunque il suo modo di leggere non piaceva a molti. Ma a me sì. Intanto rispettava nella voce il verso. La sua poesia si elevava nell'aria come un'architettura. Ma questo credo di averglielo già detto. E quindi le proporzioni della 182 - Linuccia Saba
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