narrativae memoria si componeva da sola. Per questo Saba era attento ai rumori, colori, alle forme: seguiva le leggi della propria specie. La solitudine di un poeta è totale; egli non ha precursori, tutto comincia con lui. Scoprivo mio padre seduto al tavolo, forse si ingegnava a riordinare idee incoerenti per la poesia, non diceva niente, senza curiosità, nè domande. Aveva ragione: tutto era stato già detto, a suo modo mi rispondeva, la sua voce era un sussurro, non so, un lieve soffio, un misto di timore, pudore. Viveva in uno stato di estraneità totale e sofferenza. Ma sapevo che erano anche i suoi momenti di quiete. La prima stesura era a mente; non ha mai composto una poesia per iscritto. Mi pareva si dolesse con quel suo mormorio; talvolta un sommesso angoscioso dialogo. Passava in silenzio attraverso le stanze della nostra casa. Tentavo di stabilire un contatto. Ma Saba era costretto a scegliere: o la scrittura, o la quotidianità. Non poteva restare neutrale. Così mi rispondeva a monosillabi, con un leggero tremito di collera nella voce. Da ragazza mi alzavo con l'idea fissa che fosse partito per "giocare" con l' "ambiente'': alberi, fiori, animali, acque. Mi sforzavo di ridere, ma la paura si installava in me, e invocavo momenti di lucidità per superare quel Umberto Saba e Linuccia Linuccia Saba - 171
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