Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

narrativae memoria Linuccia Saba UmbertoSabamio padre Memorie raccolte da Aurelio Andreoli Sabacent'annidopo. Il 9 marzo 1883nascevaa TriesteUmbertoSaba, uno dei maggioripoeti del nostrosecolo, un uomo schivo, isolato,sofferente, che forse impersonòpiù di altri la crisi dell'uomo del '900. Dalla voceunpo' fioca di un registratoreritroviamoquesto ritrattodi Saba e del suo ambientefamiliarefatto dallafiglia Linuccia, la quale curò i suoi scrittipostumi, Epigrafe. Ultime prose, le Prose, /'Ernesto, /'Epistolario (1901-1957). Mentre scriveva, Saba era perfettamente felice. O meglio: la prima stesura era a mente. Non ha mai composto una poesia per iscritto. La sua poesia aveva un'architettura aerea: scriveva di primavera, con tremante immobilità. Mi pareva si dolesse con quel suo mormorio; talvolta un sommesso angoscioso dialogo. "Esplorava" la poesia, versi oscuramente presagiti, tenero e vigile. lo dicevo: "Vi sono strane parole in quel suo parlare sordamente''. Passava in silenzio attraverso le stanze della nostra casa, nè lo perdevo di vista: era un uomo che ignorava il reale, del tutto assente. Ricordo che da bambina mi faceva l'effetto di un'ombra, il volto carico di sogni, e tuttavia inconsapevole del terrore che sapeva provocare. Scoppiavo a piangere, mi rifugiavo da mia madre: papà "poeta", urlavo. Una voce singolare, voce nasale, lamentosa, aspra insieme e cantante. Mio padre passava gran parte della sua giornata nella libreria antiquaria di via San Nicolò a Trieste, seduto sempre nello stesso angolo. Aveva un berretto calcato fin sugli orecchi, un maglione chiuso al collo, gli occhi accesi d'azzurro, e la pipa tra i denti come un vecchio lupo di mare. Era un po' curvo di spalle, pesante nel passo, mani bianche, stanche. Esercitava il suo lavoro di antiquario del libro, inviava ai collezionisti le presentazioni dei volumi di maggior pregio, in cataloghi dalla copertina bianco-lucida, con note bibliografiche e richiami ai repertori. Restava a scrivere fino a tardi, e che remo pesante la penna. La poesia invece era un fatto interno, che sfuggiva a qualsiasi dialettica, e 170 - Linuccia Saba

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