Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

bottega III Uno scrittore che lavora al suo primo romanzo non è di solito guidato da un'estetica attentamente concepita, personale. La sua scrittura è molto più spontanea, più naif di quello che sarà dopo. Comunque quando oggi guardo retrospettivamente allo Scherzo vedo in embrione tutto ciò che ho tentato da allora di raggiungere nei miei romanzi. 1) Il romanzo come un'indagine sulla natura umana. Non ho mai considerato cioè il romanzo una forma di confessione. Disprezzo l'indiscrezione sia nella vita che nella letteratura. La mia vita è il mio personale segreto e non la faccenda di ognuno. Allo stesso modo non ho mai usato il romanzo per descrivere sentimenti sociali o per esporli. Che lo stalinismo sia criminale è un fatto risaputo. Non supplica di esser detto nella forma del romanzo. Un romanzo ha senso solo quando rivela un lato sconosciuto della esistenza umana. In realtà la trama è inserita in uno specifico contesto sociale (politico), ma l'unico scopo a cui serve il contesto è di renderci capaci di vedere la condizione umana in una nuova luce, da un punto di vista inesplorato. 2) Il romanzo non proclama nessuna verità, nessuna etica. Questo è un lavoro per altri: leaders di partiti politici, presidenti, terroristi, preti, rivoluzionari e editorialisti. Il romanzo sopraggiunge all'inizio dei tempi moderni, quando l'uomo stava scoprendo come è difficile raggiungere la verità e come sono relative le faccende umane. Lo Scherzo è narrato da 4 personaggi. L'autore ha cercato di capirli tutti e 4, ma non si identifica mai moralmente o emotivamente con uno di loro. 3) Il romanzo rappresenta una grande intesi intellettuale. Oltre ad un'esperienza di vita e al dono dell'immaginazione richiede una conoscenza considerevole. Mentre scrivo un romanzo faccio una grande quantità di ricerca. Lo scherzo contiene un lungo saggio sulla musica folk. Ma lungi dal rivelare la "verità" dell'autore rivela il mondo di uno dei personaggi. Senza questo saggio quasi scolastico il personaggio mancherebbe di sostanza. 4) Il romanzo è la sola forma artistica capace di muoversi nel tempo con completa disinvoltura. Sì, il romanzo è ''una ricerca del tempo perduto'', ma di un tempo molto collettivo così come individuale. Ogni cosa che facciamo è governata molto più di quanto ci rendiamo conto dalle profondità del tempo: dalle tradizioni, dal mito, dalla cultura. Afferrare la distanza tra il passato lontano e l'oggi è uno dei possibiliscopi del romanzo (Carlos Fuentes lo ha brillantemente realizzato nel suo Terranostra). Ho incluso il saggio sull'arte folk, come pure la descrizione di un rituale folkloristico, la Corsa dei Re, nello Scherzo, proprio con tale scopo in mente. MilanKundera - 167

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