Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

poesia Odore di santità Qualcuno mi dette la spinta fatale. Presi a scivolare a una velocità vertiginosa lungo un vertiginoso scivolo. Con un'accelerazione matematica. Interplanetaria. Irrigidito a 45°, con la sensazione di essermi mutato in uno di quei mulinelli messi in moto dalle stelle che cadono a un milione di giri al secondo. Tutto voragine, giri, sibili, gridi, frecciate, stomaco in gola, urrà di moltitudine, gloria, sospensione, paura, freddo. Ora mi schianto! Ora mi schianto! Ma non giungeva mai la fine della caduta. Mi sentivo sempre più sfrenato, sdrucciolo nello sdrucciolo. Giri di trottola di infinità di grandezza. Abbassamento di colonna di termometro. Freddo di milioni di stelle che mi perforano il naso. La gravitazione era talmente esagerata che mi misi a ridere. Olé! olé - gridava la moltitudine a tratti più inferocita. I secoli divenivano secondi in quella pista rigata come un mauser. Quando ormai disperavo di incontrare requie avvenne una terribile esplosione, come quando il pianeta saturno scoppia in un tram affollato. Sentii immediatamente un languore equatoriale. Un manto d'ermellino amorosamente posto sulle spalle. Un acquietarsi di tutte le mie viscere, fino a quel momento attanagliate di paura. Una sonnolenza. Una mano o un'ala che si posava sulla mia fronte. E una voce d'eternità che diceva: "Ora puoi morire". E sentii l'arrivo della morte, della mia morte, che era come il primo sorriso di un bambino. (traduzione di Lino Miccichè) Luis Bunue/ - 155

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==