raccontistranieri vent'anni prima, mentre ricevevamo gli invitati e i parenti sulla porta e rispondevamo alle loro compunte condoglianze con compunto dolore. Tutto quanto era così decoroso che, se anche Lawrence era stato ammazzato su una spiaggia, si aveva la sensazione, prima che fosse conclusa la noiosa cerimonia, che egli fosse giunto all'inverno della sua vita, e che fosse una legge naturale, una bella legge, che Tifty fosse sepolto nella fredda, fredda terra. Era ancora in ginocchio. Io guardai in su e in giù. Nessuno ci aveva visti. La spiaggia nuda, come un angolo di luna, sprofondava nell'invisibilità. Gli schizzi di un'onda, con un getto guizzante, lo raggiunsero là dove era in ginocchio. Avevo ancora voglia di finirlo, ma già cominciavo a comportarmi come due uomini insieme, l'assassino e il samaritano. Con un rombo improvviso, come un suono uscito dal vuoto, un'ondata bianca lo raggiunse e lo avvolse schiumeggiando sopra le sue spalle, e allora lo sorressi contro la risacca. Poi lo trasportai più in alto. Il sangue si era sparso tra i suoi capelli, tanto da farli sembrare neri. Mi tolsi la camicia e la strappai per fasciargliela intorno alla testa. Era cosciente, e non pensai che fosse ferito gravemente. Non parlò. Nemmeno io parlai. Poi lo lasciai li dove era. Ripresi a camminare lungo la spiaggia, poi mi voltai a guardarlo, pensando in quel momento a difendere la mia pelle. Lawrence si era alzato in piedi e sembrava saldo sulle gambe. La luce era ancora chiara, ma col vento marino arrivavano banchi di bruma, simili a una nebbia leggera, e quando mi fui allontanato ancora un po' da lui, non riuscii quasi a distinguere la sua figura scura nell'oscurità. Più avanti, lungo la spiaggia, potevo vedere la pesante aria salmastra che s'alzava. Poi gli voltai le spalle e, arrivato vicino a casa, mi tuff ai di nuovo in mare, come mi sembrava d'aver sempre fatto, dopo ogni incontro con Lawrence quell'estate. Quando arrivai a casa, andai a distendermi in terrazza. Poi arrivarono gli altri. Sentii la mamma che criticava le composizioni floreali che avevano vinto i premi. Di noi, nessuno aveva vinto niente. Poi sulla casa scese il silenzio, come sempre avviene a quell'ora. I bambini andarono in cucina per la cena, gli altri salirono al piano di sopra a fare il bagno. Poi udii Chaddy che preparava i cocktail, e la conversazione sui giudici della mostra floreale che riprendeva. Poi la mamma gridò: "Tifty! Tifty! Oh, Tifty!" Stava in piedi sulla soglia, e sembrava mezzo morto. Si era tolto la fasciatura insanguinata e la teneva in mano. "Mio fratello ha fatto questo" disse. "Mio fratello l'ha fatto. Mi ha colpito con un sasso, o qualcos'altro, là sulla spiaggia." La sua voce era incrinata dall'autocommiserazione. Pensai che stesse per piangere. Nessuno parlò. "Dov'è Ruth?" gridò. "Dov'è Ruth? Dove diavolo è finita Ruth? Voglio che cominci subito a fare le valigie. Non ho altro tempo da sprecaJohn Cheever - 151
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==