raccontistranieri con me. No, grazie, rispose, anche se pensava che avrebbe forse giocato qualche singolo con Chaddy. In questo caso aveva ragione, perché lui e Chaddy giocano a tennis meglio di me, e in effetti Lawrence giocò con Chaddy dopo colazione, ma più tardi, quando scesero anche gli altri per fare un doppio in famiglia, Lawrence scomparve. La cosa mi contrariò (senza motivo, immagino), però di solito i doppi che giochiamo sono davvero interessanti, e Lawrence avrebbe potuto fare almeno una partita, tanto per cortesia. Nella tarda mattinata, quando ritornai tutto solo dal campo di tennis, trovai Tifty sulla terrazza che sollevava una tavoletta del rivestimento in legno del muro con il coltello a serramanico. "Che cosa c'è, Lawrence?" domandai. "Termiti?" Nel legno, infatti, ci sono nidi di termiti, che ci hanno già dato un bel po' di guai. Lui mi indicò, alla base di ogni fila di assicelle, una sbiadita linea azzurra tracciata col gesso dal falegname. "Questa casa ha circa ventidue anni" mi disse. "E questo rivestimento ha qualcosa come duecento anni. Papà deve aver acquistato assi in tutte le fattorie dei dintorni, quando abbiamo costruito la casa, per darle un tono venerando. Si può vedere ancora la linea di gesso del falegname nel punto in cui sono stati inchiodati questi pezzi d'antiquariato." Era vero per quanto riguardava il rivestimento, anche se me n'ero dimenticato. Quando era stata costruita la casa, nostro padre, o il suo architetto, aveva ordinato che fosse rivestita con tavolette usate coperte di licheni e consunte dal tempo. Ma non comprendevo il motivo per cui Lawrence la considerava una cosa così scandalosa. "E guarda queste porte" riprese Lawrence. "Guarda queste porte e questi infissi delle finestre.'' Lo seguii davanti a una grande porta a due ante orizzontali che si apre sulla terrazza, e la osservai. Era una porta relativamente nuova, ma era stato fatto di tutto per camuffarne l'età. La superficie era stata incisa profondamente con un attrezzo metallico, e una vernice biancastra era stata spalmata sulle incisioni per imitare l'effetto del sale, del lichene e del tempo. "Pensa un po', spendere migliaia di dollari per far sembrare una casa nuova come una catapecchia" commentò Lawrence. "Prova a immaginare che tipo di mentalità comporta. E immagina uno che desideri vivere nel passato al punto da pagare i falegnami per deturpare la porta d'ingresso." Ricordai allora la particolare sensibilità che Lawrence aveva per il tempo, e qual era la sua opinione sul nostro atteggiamento nei confronti del passato. L'avevo udito dire una volta, alcuni anni fa, che noi e i nostri amici e la parte della nazione che rappresentavamo, essendo incapaci di far fronte ai problemi del presente, ci eravamo rivolti, come infelici vegliardi, verso un'epoca che consideravamo più felice e più semplice, e che quel nostro gusto per i restauri e per il lume di candela stava a testimoniare il nostro irrimediabile fallimento. Quella striscia di gesso John Cheever - 139
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