raccontiitaliani - giovani dre nella sua malattia le aveva dato la misura del tempo trascorso, un paio d'anni, dall'ultima visita; non molto, a considerare l'insieme di quelli ch'era stata lontana, ma mai ne aveva avvertiti la lunghezza e il peso come in quel momento, quasi in quei due anni si fosse condensato il lavorio di tutti gli altri, a precipitare nell'immagine della donna che stava salendo la breve costa che la separava ancora. - Avevo visto bene, - anche la voce articolò affievolita, nell'ansito che non era riuscita a placare. - Quando ho sentito la corriera fermarsi, l'altra notte, - protesa a sfiorarle le guance con le proprie, un po' discosta come sempre restava per una sorta di ritegno e soggezione insieme. - Proprio nel pomeriggio ne parlavamo, con tua madre. - Abitava anche lei sulla strada, dopo una serie continua di curve, anche lei una casa che dava con una facciata sopra il paese, ma sotto la scarpata, con un muro che dava la vertigine, tant'era forte il dislivello. Era restata sola con il figlio, che aveva la testa non tutta sana, da quando il marito era morto per vecchiaia e la figlia s'era sistemata con uno d'una città sconosciuta. La sua casa la ricordava come la propria, quando ancora nessuno era morto o se n'era andato; passavano, lei e il fratello, intere giornate là da loro, consumando i pasti dalla colazione alla cena, come i suoi due figli lì da loro, come capitava, dove ci si trovava più vicini, nel ritorno dai fossi e su dal fiume, dalle viottole dei castagneti, dal paese. Aveva, la sua casa, di più bello uno stanzone dove quando pioveva si poteva stare; e immetteva, attraverso una botola in un angolo, direttamente nel pagliaio, senza scala, e quando il livellodel fieno s'era abbassato ci si tuffava in un buio polveroso e che graffiava. Si restava, a volte, a rivoltarsi insieme, fino a soffocare, per curiosare, al buio, senza nemmeno accorgersi della notte che fuori arrivava. Solo quando arrivavano per rigovernare le bestie nella stalla a fianco si capi- · va ch'era l'ora di risalire, arrampicarsi sui sassi del muro. Parecchie volte ci si sedeva a cena con le mani o la faccia o tutt'e due insanguinate; per fortuna la luce del petrolio bastava appena a scontornare le cose e le figure, se no non si finiva mai di domandare. - Ancora qui non abbiamo l'acqua, - mentre si preoccupava di disporre la sua conca sotto la cannella e confusamente si schermiva dell'aiuto che lei voleva darle. - Ogni giorno questo strazio. Tuo padre non ce la fa più, a caricare le damigiane sul mulo, e non c'è nessuno che possa dargli una mano. - La precedette a scendere perché appena anche lei fosse arrivata in strada la trovasse già con la conca in testa senza costringerla a sostare; una dietro l'altra s'avviarono lungo il ciglio, ma dopo pochi passi capì che non ce l'avrebbe mai fatta tutta una tirata, con la testa già schiac- , ciata e il braccio che si spezzava, le dita doloranti intorno al manico che pareva doversene uscire ad ogni istante. - Ti conviene lasciare il secchio, - doveva essere proprio visibile lo 12 - Leandro Angeletti
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